TORRI DEL BENACO – La salute del lago di Garda al centro dell’indagine Benacus Mundus, che si è conclusa con la denuncia a piede libero di 6 persone, grazie anche allo spirito di osservazione di alcuni cittadini di Torri del Benaco e della loro attenzione verso le acque lacustri.
L’attività riguarda lo smaltimento illecito di rifiuti non pericolosi, alla quale hanno partecipato i carabinieri della compagnia di Caprino Veronese e quelli della Motovedetta di Torri del Benaco, in collaborazione con i colleghi del Nucleo Operativo Ecologico (NOE) di Treviso, coordinati dal sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Verona, Gennaro Ottaviano.
Al centro delle indagini è finita l’azienda Pasqual Zemiro s.r.l., con sede a Mira, nel Veneziano, che si era aggiudicata l’appalto del comune di Torri (del valore di 90 mila euro), per il rifacimento ed il rinnovo del campo boe utile alle imbarcazioni presenti sul lago.
Tutto ha avuto inizio nel maggio 2019, quando alcuni cittadini del comune lacustre si sono rivolti alla Motovedetta per segnalare alcuni strani movimenti. Non quadravano infatti alcuni spostamenti che la chiatta della ditta incaricata dei lavori al campo boe effettuava fino al largo in località Pai: temendo dunque che potesse trattarsi di un’attività illecita, si sono rivolti alle forze dell’ordine.
Raccolte le preoccupazioni degli abitanti, i militari si sono messi all’opera ascoltando numerose testimonianze e riuscendo addirittura ad acquisire una registrazione video che documentava alcuni di quei movimenti sospetti.
Dopo essersi aggiudicata l’appalto indetto nel 2018 dal comune di Torri del Benaco, la Pasqual Zemiro s.r.l. doveva recuperare i blocchi di cemento e ferro del peso di circa 400 chili l’uno, ai quali la boa viene fissata tramite una catena, e il tutto naturalmente doveva essere correttamente smaltito come rifiuto. Questo per sostituirle con altre di più moderna concezione e magari sgomberare il lago da altre boe non autorizzate, che sarebbero state utilizzate comunque da alcune barche per ormeggiare di fronte alla costa.
Come hanno raccontato i carabinieri però, dalle immagini sembrava che questi plinti venissero recuperati e gettati nel lago, invece di essere smaltiti secondo le procedure previste.
Ipotizzando dunque l’ipotesi di reato di smaltimento illecito di rifiuti, benchè non pericolosi, il personale della Motovedetta di Torri del Benaco ha informato l’autorità giudiziaria di Verona, nella persona del sostituto procuratore Ottaviano ed i colleghi del NOE di Treviso, specialisti nella rilevazione di reati ambientali.
Grazie alla collaborazione dei volontari del Garda della Protezione Civile, è stato scandagliato il fondale del lago finito al centro delle segnalazioni: al largo di Pai, ad una profondità di circa 80 metri e nonostante una visibilità non ottimale, le ricerche avrebbero permesso di individuare alcuni dei blocchi che dovevano essere smaltiti.
A quel punto è scattata anche la perquisizione presso la sede legale dell’azienda a Mira, dove è stata acquisita anche la documentazione relativa allo smaltimento dei rifiuti, che la società aveva compilato e che gli specialisti del NOE hanno ritenuto non conforme alle procedure realmente seguite. La ditta infatti non avrebbe saputo fornire i documenti che attestavano il corretto smaltimento dell’ottantina di plinti che ha sostutito nelle acque del Garda ed inoltre, con grande sorpresa degli operatori, 23 di questi blocchi provenienti da Torri sarebbero stati stivati in azienda illegalmente, al posto di essere correttamente smaltiti.