Pc spariti e birra per la scuola, le accuse alla preside antimafia arrestata

(Adnkronos) – Dai dispositivi elettronici alle provviste destinate alla mensa, tra cui c’era anche la birra. Sarebbero queste alcune delle cose di cui si sarebbe appropriata la preside antimafia arrestata, accusata di peculato e corruzione. Diversi dispositivi elettronici – computer portatili, smartphone, tablet, giochi da tavolo per bambini ancora confezionati, una cassa audio, una stampante, uno scanner, nonché un maxi televisore da 65 pollici – sono stai sequestrati dai carabinieri della Sezione Eppo del nucleo Investigativo di Palermo, nell’ambito dell’operazione ‘La Coscienza di Zen-O’ che ha portato all’arresto della preside della scuola ‘Falcone’ dello Zen, del suo vice e di una professionista.  

E tra le provviste destinate alla mensa della scuola e acquistate con fondi pubblici e che la preside, Daniela Lo Verde, avrebbe portato a casa, c’era persino la birra. “Li vuoi i succhi di frutta? Mettili qui”, chiedeva la donna alla figlia in una delle tante conversazioni intercettate dai carabinieri. “Anche la Corona”, rispondeva la ragazza, mentre le cimici registravano rumori di bottiglie in vetro. Una conversazione, si legge nell’ordinanza con cui sono stati disposti gli arresti domiciliari per la dirigente scolastica, che evidenzia “la premeditazione da parte della preside di voler utilizzare a suo piacimento e per li suo personale interesse i fondi destinati all’acquisto di provviste alimentari e di bevande per la mensa dell’Ics ‘G. Falcone’. Appare infatti quanto meno discutibile – spiegano gli investigatori – che, tra le provviste ordinate alla ditta Eurospin da destinare alla mensa scolastica possa essere compreso anche l’acquisto di alcolici”. 

“Io qualche pancake me lo voglio portare”, diceva anche alla madre la ragazza. E la preside subito rispondeva: “No, ce ne sono a casa, per ora lasciali qui. A casa manco c’è spazio. I bicchierini di the se vuoi ti puoi prendere”, aggiungeva. “Abbiamo preso le patatine al formaggio, no?”. “Non c’era spazio!” rispondeva la preside. 

Una “realtà torbida” e “una gestione se non altro dispotica della cosa pubblica”, ha raccontato agli investigatori un’ex insegnante dell’istituto Falcone. Proprio dalla sua denuncia è scattata l’operazione che ha portato all’arresto di Daniela Lo Verde, e del suo vice. Dichiarazioni da cui emergerebbe “una realtà torbida e una gestione se non altro dispotica della cosa pubblica da parte della preside, incontrastabile – salvo li pericolo di ritorsioni – ed avvezza alla violazione delle regole di qualsiasi natura, da quelle relative all’emergenza sanitaria a quelle di gestione dei progetti finanziati dall’Unione Europea”, ricostruisce il gip nell’ordinanza con cui ha disposto gli arresti domiciliari. 

Secondo quanto denunciato dall’insegnante, ad esempio, i progetti, sempre approvati all’unanimità, non sarebbero stati realizzati in “maniera diligente e completa”. In particolare le docenti avrebbero raccolto ex post le firme degli alunni sui fogli presenza, “non essendo state queste apposte contestualmente durante le ore di svolgimento delle attività finanziate, poiché disertate dai ragazzi, soprattutto nella fascia pomeridiana”. Apposizione di firme postume, ma non solo. Ci sarebbero anche delle fatture gonfiate. La prof, scrive il gip nell’ordinanza, ha denunciato di aver appreso da un collega “che la scuola aveva ricevuto un importante stanziamento di fondi, per un importo di circa 9.000 euro, per l’acquisto di nuove attrezzature per al palestra e che, tuttavia, le fatture erano state gonfiate, cosicché i pochi attrezzi confluiti nei locali dell’Istituto erano stati acquistati con una minima parte dei fondi a disposizione, mentre la restante parte dei soldi era stata spesa per fare acquisti privati di capi di abbigliamento e calzature per la dirigenza”. 

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