(Adnkronos) – Nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (Nsclc) localmente avanzato o metastatico trattato con almeno una linea precedente di terapia, il trattamento con datopotamab deruxtecan (Dato-Dxd) ha migliorato in modo statisticamente significativo la sopravvivenza libera da progressione (Pfs) rispetto a docetaxel, l’attuale standard terapeutico. In particolare, ha ridotto il rischio di progressione della malattia o di morte del 25% nella popolazione complessiva e del 37% nei pazienti con tumore non squamoso. Sono i risultati positivi dello studio registrativo di fase 3 Tropion-Lung01 presentati durante la terza sessione presidenziale del congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo) che si conclude oggi a Madrid.
Datopotamab deruxtecan – spiega una nota – è un anticorpo farmaco-coniugato specificamente ingegnerizzato per essere diretto contro il recettore Trop2 e veicolare selettivamente un potente chemioterapico (Dxd). Datopotamab deruxecan è sviluppato e commercializzato congiuntamente da Daiichi Sankyo e AstraZeneca. “Gli anticorpi farmaco-coniugati, come datopotamab deruxtecan – afferma Filippo de Marinis, direttore della divisione di Oncologia toracica dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano – hanno il potenziale di trasformare gli attuali trattamenti del carcinoma polmonare avanzato. Per i pazienti con carcinoma polmonare Nsclc in stadio avanzato – aggiunge – l’attuale standard terapeutico di seconda linea, il docetaxel, è associato a un beneficio limitato e a una tossicità sostanziale. Il miglioramento della sopravvivenza libera da progressione osservato con Dato- Dxd, in particolare nei pazienti con tumori non squamosi, e la migliore tollerabilità di questo anticorpo farmaco-coniugato rispetto al docetaxel rappresentano un significativo progresso per i pazienti con tumore al polmone, che resta ancora un big killer”.
Nel dettaglio, Dato-Dxd ha ridotto il rischio di progressione (Pfs) della malattia o di morte del 25% rispetto a docetaxel. La sopravvivenza libera da progressione mediana è stata di 4,4 mesi nei pazienti trattati rispetto ai 3,7 mesi del braccio docetaxel. I risultati hanno anche mostrato un tasso di risposta obiettiva del 26,4% nei pazienti trattati rispetto al 12,8% nei pazienti trattati con docetaxel. La durata mediana della risposta è stata di 7,1 mesi rispetto a 5,6 mesi nel braccio docetaxel. Nei pazienti con Nsclc non squamoso, datopotamab deruxtecan ha dimostrato un beneficio clinicamente significativo, riducendo il rischio di progressione della malattia o di morte del 37% e Pfs mediana è di 5,6 mesi nei pazienti trattati rispetto ai 3,7 mesi del braccio docetaxel. Per il doppio endpoint primario della sopravvivenza complessiva, i risultati ad interim sono numericamente a favore di datopotamab deruxtecan rispetto al docetaxel nella popolazione globale e nei pazienti con tumori non squamosi, tuttavia i risultati non hanno raggiunto la significatività statistica al momento del cut-off dei dati. Lo studio è attualmente in corso e il parametro sarà valutata nell’analisi finale.
“I carcinomi polmonari non a piccole cellule – ricorda Silvia Novello, ordinario di Oncologia medica all’Università degli Studi di Torino e responsabile Oncologia polmonare all’Ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano – rappresentano circa l’85% di tutti i casi di tumore del polmone. La sovraespressione di Trop2 è stata associata all’aumento dell’aggressività del cancro e alla riduzione della sopravvivenza, per questo servono terapie sempre più efficaci. I risultati dello studio Tropion-Lung01 supportano il potenziale di datopotamab deruxtecan nei pazienti con tumore Nsclc già trattati con immunoterapia o targeted therapies e chemioterapia standard. Insieme al dato di efficacia, va poi considerata anche la buona tollerabilità di questo nuovo approccio di cura, elemento ovviamente importantissimo nei pazienti con malattia avanzata”.
Nello studio Tropion-Lung01, non sono stati identificati nuovi segnali legati alla sicurezza di datopotamab deruxtecan. “Questi risultati presentati a Esmo – osserva Ken Takeshita, Md, capo globale del dipartimento di Ricerca & Sviluppo di Daiichi Sankyo – forniscono un potenziale cambiamento della pratica clinica della nostra tecnologia DXd su diversi bersagli e tipi di tumore che si possono trattare con gli anticorpi farmaco-coniugati. I benefici che abbiamo osservato nei pazienti con tumori non squamosi sono notevoli e, insieme ai dati dello studio Tropion-Lung05, forniscono una promettente evidenza che datopotamab deruxtecan può svolgere un ruolo importante nel trattamento dei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule che attualmente hanno limitate opzioni efficaci dopo il trattamento iniziale.”
A tale proposito, Susan Galbraith, MbbChir, Phd, vice presidente esecutivo Ricerca e sviluppo in oncologia di AstraZeneca evidenzia che Dato-Dxt può rivestire “un ruolo centrale per il futuro che immaginiamo, in cui gli anticorpi farmaco-coniugati migliorano e infine sostituiscono gli standard di cura consolidati, come la chemioterapia, in diversi tipi di cancro. I risultati di Tropion-Lung01 dimostrano per la prima volta – ribadisce – che un anticorpo farmaco-coniugato è in grado di ritardare la progressione della malattia o la morte più a lungo rispetto alla chemioterapia convenzionale nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato. Questo risultato è particolarmente degno di nota se si considera che datopotamab deruxtecan è stato anche associato a un minor numero di eventi avversi gravi correlati al trattamento rispetto alla chemioterapia”.