(Adnkronos) – Le pensioni, insieme alle tasse, sono il tema elettorale per eccellenza. Non c’è una campagna in cui non ci sia almeno una forza politica, nell’ultimo caso la Lega, che cavalca l’esigenza di rivedere la famigerata legge Fornero. Un obiettivo di legislatura, si è detto, considerando le evidenti difficoltà di partenza, in termini di risorse e sostenibilità futura. Intanto, però, la manovra 2024, appena scritta, va in senso contrario, irrigidendo alcuni requisiti e aumentando quindi l’età pensionabile. Da una parte le promesse, dall’altra la realtà.
L’obiettivo dichiarato dal leader della Lega Matteo Salvini è sempre stato ‘quota 41′, ovvero la possibilità di uscire anticipatamente dal lavoro con 41 anni di contributi a prescindere dall’età. Il riconoscimento di “un diritto acquisito”, nell’interpretazione autentica del Carroccio. Come interviene invece la manovra 2024? L’uscita anticipata viene spostata in avanti, allontanandosi ancora un po’ dall’obiettivo di quota 41: si potrà andare in pensione con almeno 63 anni d’età e 41 di versamenti. Quota 104 prende quindi il posto di quota 103. Ma non basta. Per rendere la misura sostenibile per il sistema, vengono introdotte alcune penalizzazioni, riguardano la parte retributiva per il calcolo, quella antecedente la riforma Dini del 1995.
Non si tratta ovviamente di un ‘dispetto’ del governo a Salvini. Anzi, considerando che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è il numero due della Lega, è bene cercare le ragioni della scelta nei numeri più che nelle congetture politiche. Andando oltre il gioco delle quote, è bene chiedersi perché le riforme delle pensioni fatte non bastano mai. E anche perché, in questo senso è utile guardare alla battaglia di Macron in Francia, anche dove le condizioni per accedere alle pensioni sono storicamente migliori e culturalmente più solide, c’è l’esigenza di alzare l’età pensionabile. La risposta, evidente guardando il trend demografico, è che il totale dei contributi versati si riduce mentre aumenta la vita media con l’invecchiamento della popolazione, con il risultato di riavvicinare il limite di guardia per la sostenibilità del sistema.
C’è una misura in particolare nella manovra 2024 che segnala l’urgenza di agganciare le politiche al trend demografico. Anche in questo caso, si tratta di un intervento che stringe le maglie. Chi raggiunge il requisito contributivo attualmente previsto per la pensione anticipata, 42 anni e 10 mesi (41 e 10 mesi per le donne) indipendentemente dall’età dovrà rimandare la sua uscita dal lavoro per il ricalcolo rispetto all’aspettativa di vita che ripartirà già dal 2025, anziché dal 2027, allungando i tempi e allontanando ancora di più la quota 41 cara a Salvini. (Di Fabio Insenga)