MANTOVA – L’industria del latte abbassa il prezzo riconosciuto agli allevatori secondo una logica più speculativa che reale, a dispetto dei contratti in vigore: lo annuncia Coldiretti Lombardia dopo il tavolo di confronto con Italatte che fa capo al gruppo Lactalis, la più importante industria casearia a livello nazionale, che ha deciso di diminuire il prezzo riconosciuto alla stalla contravvenendo a quanto stabilito nei contratti, ancora in essere, sempre rispettati dagli allevatori.
“La situazione di incertezza che stiamo vivendo a causa dell’emergenza coronavirus – precisa Coldiretti Lombardia – non può tradursi automaticamente in un ribasso del prezzo tale da non coprire nemmeno i costi di produzione. Tutto questo, peraltro, mentre le quotazioni del latte spot sono aumentate del 7% in valore nell’ultimo mese, i prezzi allo scaffale sono cresciuti e il canale Ho.re.ca è ripartito. In un momento delicato come questo in cui il sistema Paese tenta di ripartire – continua la Coldiretti – tutti dovrebbero appellarsi al senso di responsabilità e sostenere la produzione nazionale, privilegiando negli approvvigionamenti delle industrie e della distribuzione commerciale il Made in Italy. In gioco c’è il futuro di un settore che solo in Lombardia produce oltre il 40% del latte italiano grazie al lavoro svolto in più di 5 mila allevamenti con 500 mila vacche da latte”.
Una situazione preoccupante non solo per i produttori: “Quando una stalla chiude – evidenziano, infatti, da Coldiretti – si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado”.