(Adnkronos) –
Jd Vance contro Tim Walz. I due vicepresidenti indicati rispettivamente da Donald Trump e Kamala Harris sono protagonisti di una partita destinata ad avere un peso rilevante sull’esito delle elezioni americane. Due figure lontane tra loro, se possibile con una distanza anche maggiore rispetto ai due candidati presidenti. Sono due ticket che privilegiano una scelta più identitaria che strategica, allargando poco la base elettorale di riferimento ma rendendo più forte e coerente il messaggio con il quale ci si vuole contrapporre allo schieramento avversario.
Se Vance, trentanove anni, ex marines e rappresentante dell’ala dura del partito, ha già dato prova nelle due ultime settimane dell’aggressiva interpretazione del suo ruolo di scudiero nella crociata contro Kamala Harris e il mondo democratico, con una serie di uscite che dalla ‘gattara senza figli’ in giù hanno rafforzato l’offensiva di Trump, per Walz parlano la storia e l’estrazione politica. Conosciuto per la sua chiara inclinazione progressista, il governatore del Minnesota difende il diritto all’aborto, sostiene la legalizzazione della marijuana a scopo ricreativo, è convinto che siano indispensabili maggiori controlli sul possesso di armi da fuoco.
Il confronto che si delinea è quello fra la componente più conservatrice del mondo repubblicano, con Trump e quello che in molti definiscono un suo ‘clone’ Vance, e quella più progressista del mondo democratico, con Kamala Harris che ha scelto un vice fortemente connotato e saldo nel suo Stato.
C’è però una differenza sostanziale nell’alchimia dei due ticket. Se Vance può essere considerato un vicepresidente già proiettato verso le presidenziali del 2028, un sostanziale erede del trumpismo, la scelta di Walz da parte di Kamala Harris lascia aperta la corsa all’interno della famiglia democratica, scenario che sarebbe stato diverso se avesse investito da subito su Josh Shapiro, governatore della Pennsylvenia, accreditato di buonissime chance di essere il candidato nella prossima tornata presidenziale.
La scelta di Kamala Harris, caduta su Walz evidentemente anche per una maggiore affinità personale, rafforza la strada della forte polarizzazione già imboccata da Trump con la scelta di Vance. Tutti e due i candidati presidenti hanno rinunciato ad allargare la propria base elettorale potenziale. Ma se Trump lo ha fatto in una posizione di sostanziale vantaggio, la scommessa di Harris sembra più rischiosa, visto il terreno da recuperare. Non a caso, molti osservatori ritenevano che avrebbe scelto Shapiro perché la Pennsylvania è uno stato in bilico, dove i Democratici hanno bisogno di vincere per poter ottenere la Casa Bianca. (Di Fabio Insenga)