La pizza da 3 anni patrimonio Unesco, un volano per il Made in Italy

ROMA (ITALPRESS) – “In questi 3 anni si è moltiplicata la richiesta di pizzaiuoli di scuola napoletana, abbiamo dimostrato che la pizza è un grande volano per il Made in Italy e oggi dobbiamo mantenere e preservare il valore culturale della pizza”. Lo ha detto Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde, nel corso della web conference “#PizzaUnesco e #DietaMediterraneaUnesco: tutela, valorizzazione e trasmissione alle generazioni future del patrimonio culturale ed agroalimentare”, promossa dalla Fondazione UniVerde e l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con il sostegno della Regione Campania, organizzata nell’ambito del 3° anniversario del riconoscimento Unesco all’Arte del Pizzaiuolo Napoletano.
Era il 7 dicembre 2017 quando il 12° Comitato Intergovernativo per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco, riunitosi sull’isola di Jeju in Corea del Sud, valutò positivamente, e con voto unanime, la candidatura italiana per l’iscrizione de “L’Arte del Pizzaiuolo Napoletano” nella prestigiosa Lista. “Una delle preoccupazione è quella evitare il fakefood e l’agropirateria, favorire che dove ci sono pizzerie che ci siano pizzaioli che hanno imparato l’arte napoletana – ha aggiunto Pecoraro – altro versante è che i prodotti siano italiani e per questo abbiamo l’esigenza di avere una tracciabilità, ecco perchè stiamo lavorando sull’uso di tecnologie innovative. Quest’anno abbiamo voluto onorare anche il decennale della dieta mediterranea. Noi andremo avanti per fare in modo che tutte le pizzerie del mondo siano ambasciatrici del Made in Italy e in questo caso anche made in Naples”.
Per Anna Laura Orrico, Sottosegretario ai Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, oggi si celebra un anniversario importante, “si celebra ancora una volta quella che è una istituzione del Made in Italy: la pizza napoletana, anzi l’arte del pizzaiuolo napoletano, un’arte dove si concentrano conoscenza, manualità e fantasia. L’iscrizione nella lista Unesco fu una grande vittoria, un risultato di squadra ottenuto grazie all’impegno comune, ricordo ancora la campagna di raccolta firme, fu una vittoria meritatissima che riconobbe tutti i requisiti richiesti. Ovunque nel mondo – ha spiegato – la parola pizza è sinonimo di Italia, così come la dieta mediterranea, l’Arte del pizzaiuolo napoletano e la dieta mediterranea sono una espressione culturale, rappresentano uno stile di vita e di entrambi dobbiamo essere pienamente orgogliosi perchè i patrimoni immateriali contribuiscono alla crescita della comunità”.
Gennarino Masiello, Vice presidente nazionale Coldiretti, ha ricordato che per arrivare a questo riconoscimento “l’Italia ha fatto sistema, ha giocato una partita non scontata, si è avuta la capacità di mettere insieme tutte le forze buone del Paese. Coldiretti non ha fatto mai mancare il proprio contributo perchè era un atto di difesa di identità, sono anni che l’Italia subisce furti di identità, abbiamo l’export agroalimentare italiano che vale poco meno di 50 miliardi di euro, l’italian sounding vale quasi il doppio, è un furto di valore e identità. Su queste vicende Coldiretti si muove da decenni e credo sia arrivato il momento per fare in modo che si inverta questo fenomeno. Dopo i disastri e le ferite economiche che stiamo vivendo due leve potranno risollevare il Paese: agroalimentare e turismo, e il pizzaiolo è al centro di queste due questioni”, ha concluso.
Insieme all’Arte del Pizzaiuolo Napoletano, sono celebrati anche i dieci anni dal riconoscimento della Dieta mediterranea quale Patrimonio dell’Umanità, ponendo un ulteriore stimolo al dialogo scientifico e culturale sull’importanza dei principi che sono alla base di entrambe. E’ infatti sempre più ampia, oggi, la domanda di esperienze enogastronomiche, come parte di un viaggio che non si limita alla degustazione di un piatto tipico come la pizza ma si allarga alla cultura e alla tradizione di un intero territorio.
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