Un lampo, ad illuminare lo stadio nazionale. L’attesa a Tokyo 2020 finisce nel miglior modo possibile. Marcell Jacobs è scatenato nella batteria olimpica dei 100 metri. Stampa un sensazionale 9.94, lima un centesimo al suo record italiano (realizzato a Savona il 13 maggio di quest’anno) e apre scenari finora solo sognati. Un’azione regale, potente, ma allo stesso tempo reattiva, con piedi che esplodono sul terreno, ed una parte conclusiva priva di particolari ansie o tensioni, rilassata, praticamente in folle. Ma che Jacobs si è visto, nella sera di Tokyo! Un razzo, complimentato nel dopo gara dagli sprinter di mezzo mondo, a forza di ‘bro’, ‘man’ e ‘good job’. E dire che la gara del bresciano, in qualche dettaglio, non è sembrata perfetta.
L’avvio, in particolare, non è apparso quello di Torun, dove, nel marzo scorso, vinse l’oro europeo dei 60m indoor; ma una volta messa in moto, questa è una macchina che diventa inarrestabile. Nella sua batteria, il secondo classificato (il giamaicano Seville, 10.04), prende un metro, gli altri circa un paio. E a rendere magnifica la serata giapponese, arriva anche la qualificazione di un ritrovato Filippo Tortu, autore di un 10.10 (0.6) che garantisce il passaggio del turno in semifinale, e che rappresenta il suo miglior crono 2021.
Il milanese è schierato al via di una batteria difficile, resa ancor più complicata da due false partenze (una prima non assegnata, una seconda che costa l’olimpiade al nigeriano Oduduru). La vince il canadese De Grasse, che da fine psicologo sceglie di mandare messaggi inquietanti agli avversari (americani in primis), correndo in 9.91, miglior tempo del round proprio davanti a Jacobs. Pippo è in prima corsia, e al suo fianco la seconda è vuota: la condizione peggiore per uno sprinter. Lui non si perde d’animo, reagisce, lotta, si tuffa come d’abitudine sul traguardo, e arpiona il ticket per la semifinale con il secondo dei tempi di recupero (è costretto a farne uso addirittura lo statunitense Bromell, autore di un inatteso 10.05).
Una straordinaria iniezione di fiducia. Il round 2 partirà con due azzurri: ci sarà da divertirsi. In quattro, a conti fatti, scendono sotto i 10 secondi: oltre a De Grasse e Jacobs, ci riescono lo statunitense Fred Kerley (9.97) e il nigeriano Enoch Adegoke (9.97). L’ultimo dei tempi di recupero è il 10.12 del britannico Prescod. Appuntamento a domani, alle ore 12.15 italiane, le 19.15 orario di Tokyo. Per quelli che ce la faranno, nuovo round, quello decisivo, alle 14.50 (21.50 a Tokyo). Spettacolo garantito.
Anche le qualificazioni del lungo maschile fanno esultare. Filippo Randazzo disegna una parabola perfetta e atterra a 8,10 (0.3), a soli cinque centimetri dagli 8,15 richiesti per la qualificazione diretta, e a due dal personale, l’8,12 centrato a Savona nell’edizione dello scorso anno del meeting ligure. Il cubano Juan Miguel Echevarria esagera: al primo salto fa 8,50 (0.2), archiviando brutalmente la pratica-qualificazione. E di fatto il discorso si chiude subito, magnificamente, anche con un siparietto divertente, che riporta all’atletica 1.0: il display non fa vedere la misura del siciliano, e allora lui, va al tavolo della giuria a leggere il dato, esulta, e lo comunica allo staff azzurro in tribuna.
Poi, per l’italiano, poco altro: un nullo, ed una sacrosanta rinuncia ad effettuare il terzo e ultimo tentativo. La lista dei qualificati, dopo Echevarria, vede altri sei atleti in 15 centimetri, dal greco Tentoglu (8,22) fino al cubano Massò, 8,07, passando per l’8,10 di Randazzo. Sembra uno scenario aperto ad ogni evoluzione. Un giallo, i cui colpevoli, sotto forma di medagliati, saranno svelati al termine della finale di lunedì 2 agosto, in programma nella notte italiana (via alle 3:20).
Finisce invece in semifinale la bella avventura nei 100 di Anna Bongiorni. L’azzurra si batte con orgoglio, ma nulla può contro avversarie di un livello superiore. Il suo 11.38 (0.3) è risultato assolutamente onorevole, ma davanti si va ad un passo diverso. Shelly-Ann Fraser-Pryce, scatenata, mette a segno il miglior risultato del turno, un fotonico 10.73, il cui valore è accresciuto dal visibile disimpegno finale. La svizzera Mujinga Kambundji è seconda in 10.96, mentre la statunitense Theanna Daniels (10.98) e la britannica Daryll Neita (11.00) conquistano la finale con i tempi di recupero.
Il mix tra la rilevanza della posta in palio, la preparazione delle atlete, e una pista altamente prestativa, determina numeri da capogiro in tutte e tre le semifinali. Nella prima (vento nullo) Elaine Thompson è regale: il suo 10.76, con almeno otto-nove appoggi finali in assoluta decontrazione, promette una finale impressionante. Dietro di lei, la svizzera Del Ponte beffa la britannica Dina Asher-Smith (11.01 contro 11.05), soffiandole il posto utile per la promozione. Nella seconda, la battaglia tra l’ivoriana Marie-Jose Ta Lou e la giamaicana Shericka Jackson vede prevalere la prima per uno scarto millesimale: entrambe sono infatti accreditate di un eccellente 10.79 (-0.2). Finale quest’oggi: appuntamento alle 14:10.
Elena Bellò le prova tutte, ma come accaduto per Anna Bongiorni nei 100, la sua semifinale degli 800 metri, conquistata con una batteria giudiziosa, è un inevitabile vicolo cieco. Ne viene fuori una prova sostanzialmente tattica (passaggio in 1:01.6 a metà corsa), che quando si accende, non lascia scampo all’azzurra. Il suo 2:02.35, con un finale comunque volitivo (battaglia con la norvegese Hynne, battuta, e la polacca Jozwik, finita davanti per soli 3 centesimi) dimostra il carattere di questa ragazza, cresciuta notevolmente nel corso del 2021. Miglior crono di accesso alla finale quello della statunitesne Athing Mu, 1:58.07; ultimo tempo di recupero, l’1:59.28 della statunitense Roger.
Tre le medaglie assegnate nella serata di Tokyo. La prima è quella del disco maschile, che finisce al collo del favorito della vigilia, lo svedese Daniel Stahl. Il suo miglior lancio è misurato a 68,90, più di un metro e mezzo oltre quella del secondo classificato, il connazionale Petterson, 67,39, mentre il bronzo va all’austriaco Heisswaidinger, 67,07. Secondo titolo della serata che va alla Polonia, sorpredente vincitrice della staffetta 4×400 mista: batture Repubblica Dominicana (3:10.21) e Stati Uniti (3:10.22).
In chiusura, spettacolo nei 100 metri donne, dominati dalle giamaicane. La loro tripletta è firmata da Elaine Thompson-Herah (10.61, vento -0.6), Shelly-Ann Fraser-Pryce (10.74), e Shericka Jackson (10.76). L’ivoriana Marie-Jose Ta lou è fuori dal podio con 10.91, le svizzere Dal Ponte (10.97) e Kambundji (10.99) sono rispettivamente quinta e sesta.