Covid, Del Conte: “Senza legge datore di lavoro non può chiedere green pass”

“L’obbligo del green pass per accedere ai luoghi di lavoro presuppone una legge perché l’art. 32 secondo comma della Costituzione dice che, comunque, l’obbligo di un trattamento sanitario deve essere previsto da una legge. E fare una legge impone che ci sia una ragione, nel caso del Covid, credo, ampiamente dimostrata”. Lo dice ad Adnkronos/Labitalia Maurizio Del Conte, presidente di Afol Metropolitana e giuslavorista (è docente alla Università Bocconi), a proposito dell’ipotesi di introdurre l’obbligatorietà del green pass per i lavoratori. “Dunque, il datore di lavoro non può richiedere il green pass in mancanza di legge, quindi oggi sostanzialmente -ricorda Del Conte- e quello che in qualche modo è già stato stabilito da alcune recentissime sentenze (l’ultima è del Tribunale di Modena) è che il datore di lavoro, se il lavoratore non è vaccinato e se le condizioni in cui presta la sua attività non gli consentono distanziamento sociale e lo pongono in una situazione di possibile pericolosità per sè o altri colleghi, può sospendere il lavoratore lasciandolo a casa senza retribuzioni”. Dunque, non c’è l’immediata ipotesi di licenziamento per un lavoratore non vaccinato. “No -conferma Del Conte-: è una possibilità che non può essere esclusa però, ma solo nel caso in cui questa impossibilità di rendere la prestazione in condizioni di sicurezza perduri sine die, e qui noi dobbiamo immaginarie che comunque questo stato di emergenza prima o poi finirà. Quindi non ci sono gli estremi per un licenziamento”. 

Nessun ostacolo di tipo costituzionale  

“Non vedo nessun ostacolo di tipo costituzionale a imporre per legge un green pass come condizione necessaria per accedere ai luoghi di lavoro. Oggi, poi, il green pass non è solo legato all’assunzione del vaccino anti-Covid, ma viene rilasciato anche dopo un tampone negativo o dopo la guarigione”. Lo dice ad Adnkronos/Labitalia Maurizio Del Conte, presidente di Afol Metropolitana e giuslavorista (è docente alla Università Bocconi), a proposito dell’ipotesi di introdurre l’obbligatorietà del green pass per i lavoratori. “Il vaccino oggi -ricorda Del Conte- è lo strumento di elezione per prevenire il contagio e la Costituzione pone il bene-salute come un bene primario, posto tra i diritti essenziali della persona. E non c’è dubbio che se il rischio di contagiare e di essere contagiati prevale sui rischi che possono derivare dall’assunzione di vaccino, il legislatore può assumere un provvedimento che ne preveda l’obbligo: questo è un principio assolutamente consolidato e lo ha già certificato la Corte Costituzionale nel 1994 in riferimento ad un obbligo vaccinale sui luoghi di lavoro per gli operatori sanitari”. Anche “il datore di lavoro poi ha l’obbligo, il diritto-dovere di mantenere i luoghi di lavoro sicuri utilizzando tutte le misure che sono, secondo la scienza e la tecnica, idonee a prevenire l’infortunio, in questo caso il contagio da Covid”. “Del resto -osserva Del Conte- non capisco perché tutti i giorni denunciamo il fatto che accadono gli infortuni lamentando il fatto che non è stato adottato l’ultimo dispositivo di sicurezza, come nel caso di ieri nel modenese, e poi però non vogliamo la stessa sicurezza rispetto al Covid con il vaccino. Da un punto di vista della norma è la stessa cosa”.  

No violazione privacy se datore controlla green pass 

“Il datore di lavoro, così come ha il diritto-dovere di controllare che i propri dipendenti indossino occhiali, scarpe, camici di protezione laddove previsti, ha lo stesso diritto-dovere di verificare che il lavoratore sia nelle condizioni di protezione dal Covid. Quindi nessun ostacolo al fatto che il datore di lavoro controlli il green pass del lavoratore”. Lo dice ad Adnkronos/Labitalia Maurizio Del Conte, presidente di Afol Metropolitana e giuslavorista (è docente alla Università Bocconi), a proposito dell’ipotesi di introdurre l’obbligatorietà del green pass per i lavoratori.”Basta un controllo banale attraverso uno scanner -spiega Del Conte- e non ne farei certo una questione di privacy: la vaccinazione o la non contagiosità sono dati di cui il datore non può non avere conoscenza perché altrimenti non può organizzare il lavoro. E si tratta di una misura, come tutte quelle sulla sicurezza sul lavoro, che va a tutela del lavoratore”. “Semmai -auspica Del Conte- sarebbe arrivata l’ora di aggiornare i protocolli di aprile 2020 sulla prevenzione del Covid sui luoghi di lavoro: quando sono stati siglati il vaccino era di là da venire. Ma oggi il vaccino c’è ed è lo strumento principe di difesa dal Covid. Mi sembra assurdo che non si corra ad aggiornarli”, conclude. (di Mariangela Pani) 

 

(Adnkronos)