“Innovazione, digitalizzazione e sostenibilità: sono queste le stelle polari a cui guardare per far fruttare le risorse del Pnrr destinate alla salute, ridisegnando il futuro del nostro Sistema sanitario per accrescere il benessere di tutta la società”. Lo dichiara Andrea Poggi, Innovation Leader di Deloitte, commentando l’intesa tra Stato e Regioni per le cure domiciliari che prevede l’investimento di oltre 4 miliardi di euro del Pnrr per portare l’assistenza pubblica e le cure più appropriate in casa dei pazienti.
“Con le restrizioni imposte dalla pandemia – spiega Poggi – moltissimi pazienti si sono affidati per la prima volta alla telemedicina o hanno fatto uso di siti e app per accedere a servizi e prestazioni sanitarie. Infatti, secondo lo studio di Deloitte Shaping the future of European Healthcare, circa il 65% degli operatori sanitari intervistati in Italia ha assistito ad un incremento della tecnologia digitale in seguito all’emergenza Covid-19. Sebbene il repentino passaggio di prodotti e servizi dal canale fisico a quello on-line abbia fatto anche emergere il bisogno di contatto umano, e questo può essere particolarmente vero quando parliamo della interazione medico-paziente, la pandemia ha però dimostrato come la digitalizzazione e l’innovazione siano state armi vincenti nella prima fase dell’emergenza e che, soprattutto nel post-Covid, potranno semplificare e migliorare molte procedure, rendendo più efficiente tutta la macchina sanitaria”.
“Si pensi solo alla digitalizzazione delle cartelle cliniche, alle ricette e ai fascicoli sanitari elettronici – elenca – che, come dimostra lo stesso studio, sono ancora solo parzialmente sfruttate. Queste e altre innovazioni, se usate al massimo della loro potenzialità, possono ridisegnare il modo in cui siamo abituati a pensare al concetto di cura e prevenzione, migliorando le prestazioni del sistema sanitario sia per i pazienti, sia per i professionisti del settore, e in generale aumentare la sostenibilità sociale del nostro Paese. In altre parole, potremmo raggiungere un livello di digitalizzazione e ammodernamento delle strutture sanitarie tale da aprire la strada a nuovi modelli commerciali e servizi pensati su misura per il cliente, ma anche a sperimentazioni cliniche molto più innovative e veloci”.
Una vera svolta digitale e innovativa, però, può realizzarsi solo con investimenti mirati su tecnologia, innovazione e ricerca, e con incentivi pubblici che creino le condizioni per il consolidamento di un ecosistema di open innovation più competitivo e dinamico. “Da anni sosteniamo l’importanza dell’innovazione applicata all’ambito della salute e per questo, come Officine Innovazione, organizziamo l’Health&BioTech Accelerator, il più grande programma di Open Innovation dedicato alla Salute e alle Biotecnologie a livello nazionale”, continua Poggi.
“L’Health&BioTech Accelerator – chiarisce – è un esempio di come la collaborazione tra startup e aziende partner può portare a straordinari risultati quando si collabora per sviluppare soluzioni ad alto potenziale di innovazione, sostenibilità e qualità sul mercato. Un’operazione che porta valore aggiunto a tutto il sistema Paese e che può dare un contributo fondamentale per la ripartenza della nostra economia”.
Ma quali sono le caratteristiche che rendono l’Health&BioTech Accelerator una vera e propria best practice a cui guardare per il futuro? Lo spiega Francesco Iervolino, partner di Deloitte Officine Innovazione: “Si tratta di un vero e proprio programma di filiera, in cui visione, collaborazione e creazione del cambiamento sostenibile sono i pilastri fondamentali. Per innescare tali meccanismi virtuosi vanno però impiegate armi adeguate, come il Trasferimento tecnologico e le metodologie di Open Innovation, strumenti perfetti per abilitare rapidamente la trasformazione e il miglioramento dei modelli di business e per costruire imprese più resilienti e sostenibili”.
“Bisogna puntare su iniziative come l’Health&Biotech Accelerator, cioè realtà di collaborazione tra start-up e imprese impegnate a realizzare innovazioni, creare nuove realtà imprenditoriali o accelerare la trasformazione di quelle esistenti, per far fruttare le risorse del Pnrr italiano destinate alla salute”, sottolinea Andrea Poggi.
“Non a caso, si prevede un investimento complessivo di circa 16 miliardi di euro in questo settore, proprio a riconoscimento dell’importanza sociale ed economica che riveste. Sarà inoltre fondamentale approcciare lo sviluppo di settori strategici come questo con strumenti capaci di coniugare innovazione e sostenibilità, nel segno del nuovo paradigma dell’Innovability, e di farlo in un’ottica di collaborazione allargata, in cui gli attori coinvolti agiscano nella stessa direzione per identificare soluzioni capaci di generare valore diffuso”, dice.
“L’innovazione e le iniziative di ecosistema che oggi sosteniamo, infatti, serviranno uno scopo ben più ampio di quello che riusciamo ad immaginare. Accresceranno il benessere della società e la qualità della vita della generazione attuale e, soprattutto, delle generazioni future”, conclude Poggi.