“Siamo di fronte ad una nuova religione sanitaria, che come tutte le religioni ha i suoi sacerdoti e i suoi dogmi. Ma la scienza non è una religione: il metodo scientifico è un metodo che procede per tentativi, errori e correzioni, e su una malattia nuova come il Covid si deve essere aperti a sperimentare tutte le cure possibili, e non solo i vaccini”. Così Nicola Porro risponde all’Adnkronos sulle polemiche che oggi lo hanno fatto balzare in tendenza sui social per un articolo in cui cita l’ivermectina, un farmaco che, secondo diversi scienziati, sarebbe utile nella cura contro il Covid.
“Io non sono un medico e non sono uno scienziato, e mi affido al 100% a quello che mi dicono i medici -sottolinea Porro- motivo per il quale mi sono vaccinato convintamente nonostante abbia preso il Covid. Detto questo, penso che la scienza, soprattutto su una malattia nuova come questa, possa e debba sperimentare di tutto, sia i vaccini che le cure. Non capisco perché non si debba poter fare”. “Il mio -specifica il giornalista e conduttore- è un atteggiamento di metodo: così come mi affido agli scienziati che mi dicono di fidarmi dei vaccini, mi affido anche a chi offre delle cure. Penso che la scienza debba essere aperta a tutte le possibilità di cura”.
E sugli attacchi social nei suoi confronti, osserva: “Oltre all’estremismo talvolta violento dei ‘no vax’, che non è giustificabile, c’è anche l’estremismo verbalmente violento di quelli che, in maniera fideistica, credono solo al vaccino -argomenta Porro- Così come il socialismo e lo statalismo non tolleravano il mercato, qui ci troviamo di fronte ad una guerra di religione, non una guerra fra scienziati. Con i termini della religione. Ho sentito gente che parla di Bava Beccaris, ma stiamo veramente calmi tutti”, chiosa Porro. Il riferimento è a Fiorenzo Bava Beccaris, il generale italiano famoso per aver represso con un bagno di sangue i Moti di Milano del 1898, causando 83 morti e moltissimi feriti.