Variante covid dal Sudafrica, dobbiamo preoccuparci? Sono molti i Paesi, tra cui l’Italia, che hanno deciso di bloccare i voli provenienti da quell’area. Mentre l’Oms fa sapere che è ancora presto per capire l’impatto: “Decideremo se classificare B11529 d’interesse o preoccupazione”. Ma cosa ne pensano gli esperti ?
Sulla nuova variante sudafricana “non fasciamoci la testa ma la preoccupazione è legittima”. Così l’infettivologo Massimo Galli, già responsabile del reparto malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, ospite di ‘Che giorno è’ su Rai Radio 1. “Dalle varie cose che stanno emergendo è necessario capire se, questa variante, diventerà un competitor della Delta, e tutti capiamo che la faccenda diventerebbe seria – avverte – Non sappiamo se è possibile che questa variante sia in grado di bucare il vaccino, io non sono convinto di questo ma non abbiamo i dati per poterlo dire. Il vaccino probabilmente continuerà a fare il suo mestiere”.
La nuova variante sudafricana “ci deve far preoccupare ma non terrorizzare. Sembra essere più contagiosa della Delta e potrebbe esserci qualche problema con i vaccini. Ma non facciamo catastrofismo sulle varianti, non abbiamo ancora dati stabili e in Italia questa variante non c’è. Dobbiamo vigilare ed essere pronti, ma ad oggi non sappiamo molto neanche sul fatto che possa bucare i vaccini”. Così all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, primario del reparto di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova. “Dobbiamo fare due cose: studiare queste nuova variante e continuare con le vaccinazioni, soprattutto le terze dosi perché così alziamo la barriera”, rimarca Bassetti.
“Come sempre non dobbiamo spaventarci, sappiamo che” la nuova variante B11529 o sudafricana “ha più capacità di diffondersi ma al momento non abbiamo certezza sulla letali. Oggi ho sentito i colleghi sudafricani e mi hanno detto che sono scattati subito i sistemi di sorveglianza genomica e di sequenziamento. E questo è importante. I vaccini anti-Covid dovrebbero rispondere”, sottolinea all’Adnkronos Salute Giuseppe Novelli, genetista ordinario di genetica medica all’Università di Tor Vergata di Roma. “Questa nuova variante è un po’ particolare perché contiene il doppio delle mutazioni trovate fino ad oggi sulle varianti ‘classiche’ – osserva Novelli – Si è originata da un paziente africano immunodepresso. Le varianti infatti nascono quando il virus replica e più lo fa e più può sbagliare e mutare. La strada è vaccinare, vaccinare e vaccinare per evitare che replichi”.
La nuova variante sudafricana “è un monito e non voglio certo sminuire i il fatto che deve preoccuparci. Si deve correre con le vaccinazioni in tutti i paesi e anche nei bambini, perché altrimenti se il virus circola accade proprio questo ovvero nuove varianti che ci fanno ripiombare nella paura”, evidenzia all’Adnkronos Salute Massimo Andreoni, primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). “Aspettiamo di capire che tipo di sensibilità ha questa nuova variante nei confronti del vaccino anti-Covid – precisa Andreoni – abbiamo notizie preoccupanti sulle 32 mutazione in 4 regioni della proteina ‘spike’ che sono quelle riconosciute dai nostri anticorpi. E’ una variante ad altissima trasmissibilità tanto che la sua prevalenza sulle altre diventata rapidamente del 30%. Dobbiamo aspettare di conoscere i dati sulla letalità e poi capire se gli anticorpi sviluppati dalle vaccinazioni sono in grado di bloccarla. Ma, ripeto, è una motivo a chi non crede nelle vaccinazioni e non capisce che la battaglia non è vinta”. Infine l’infettivologo rivolge un appello alle istituzioni, “aiutiamo i paesi più in difficoltà, per incapacità o scarsi mezzi, a vaccinare tutta la popolazione”.
“Le varianti continueranno ad emergere, solo nel Regno Unito ne sono emerse 9” e sulla nuova variante sudafricana “non c’è motivo di preoccupazione, per ora dobbiamo essere tranquilli. Non sappiamo se i vaccini la coprono ma il richiamo, la terza dose, aumenta il respiro della nostra risposta immunitaria. Io sono confidente che il vaccino coprirà anche questa”. Così l’immunologo Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Humanitas, ospite di ‘Buongiorno’ su SkyTg24. “Il beneficio che deriva dai vaccini è più alto dei possibili rischi”. Lo ha affermato l commentando il via libera dell’Ema al vaccino per la fascia 5-11 anni. “I bambini fanno già molti vaccini. I dati sono chiari: i farmaci sono sicuri. La miocardite come effetto collaterale della vaccinazione, l’unico problema riscontrato, è molto rara ed è benigna, guarisce con farmaci convenzionali. La miocardite da Covid-19 è invece molto più grave”, ha aggiunto Mantovani.