“Stiamo vedendo una diffusione esplosiva della variante Omicron” del Covid, “che interessa anche i vaccinati. Non mi sembra proprio il momento di togliere la quarantena per gli esposti” al virus “e i colpiti, mentre credo che per i contatti vaccinati di persone positive si possa ragionare su quarantene di minor durata”. L’infettivologo Massimo Galli invita alla cautela mentre cresce il dibattito sulla possibile revisione dei protocolli che regolano l’isolamento anti-Covid in Italia.
“Siamo tutti abbastanza basiti per il numero di infezioni che stiamo osservando ovunque”, spiega all’Adnkronos Salute l’esperto, già direttore di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano. Perché è vero che “facciamo tantissimi tamponi in più in questo periodo in cui molte persone se li vanno a fare per sentirsi più sicure durante le feste e vedere i parenti, però la gente se li va a fare anche perché ha avuto contatti” a rischio, ragiona Galli. Di tamponi “ne stiamo facendo tantissimi ed è evidente che in questo modo intercettiamo casi che in altri momenti sarebbero sfuggiti, ma al di là di questo – precisa il medico – quello che vediamo è un fiorire di focolai ovunque, di cluster familiari che fanno chiaramente pensare che siamo in una situazione diventata di nuovo di grande attenzione”. Una fase in cui “bisogna guadare la realtà in faccia”, ammonisce.
“Non possiamo pensare a soluzioni ‘alla sudafricana'”, avverte Galli dopo che il Paese dal quale è partito l’allarme Omicron ha deciso di dire stop a quarantene e tamponi per i contatti di persone Covid-positive, salvo in particolari contesti come carceri o case di riposo. “In Sudafrica – fa notare lo specialista – non hanno neanche un 27% di completamente vaccinati, sempre che di” ‘scudo’ conferito da una “vaccinazione completa con due dosi si possa parlare con questa variante Omicron” così trasmissibile, “e dunque il loro atteggiamento non è molto diverso da quello che l’anno scorso avevano adottato per esempio in Brasile”: la strategia del “vada come vada”, anche “pagando prezzi pesantissimi”. Prezzi che però “in certe popolazioni vengono pagati dai più fragili, dalle persone che vivono le situazioni più difficili in assoluto”. Prezzi che per Galli non possono essere pagati.
Se in questa fase della pandemia di Covid-19 “il problema è cercare di tenere aperto il più possibile, per riuscirci la via giusta non è certo quella di non quarantenare i contatti” delle persone positive. “Poi uno potrebbe dire che, se sono tutti in quarantena, allora è inutile tenere aperto. Ma se sono tutti in quarantena, forse vuol dire che la misura da prendere era anche un’altra: ad esempio un lockdown per i non vaccinati”, rilancia quindi Galli.
“Non è un caso che i tedeschi che stavano peggio di noi abbiano deciso per questo provvedimento”, osserva. Dovremmo adottarlo anche in Italia? “Il super Green pass tutto sommato va in quella direzione – risponde il medico – perché inibisce alle persone non vaccinate una tale quantità di cose che chiaramente va in quel senso. Comunque forse il concetto va anche diversamente applicato. Forse – precisa l’esperto – dobbiamo pensare di evitare ulteriormente che le persone non vaccinate possano diventare fonte di infezione per gli altri”.
“Questo virus – continua Galli – ci ha dimostrato, nell’arco di un anno solare, di aver tirato fuori tre varianti una più diffusiva dell’altra. Ciò deve far pensare anche per il futuro” e la prima mossa da compiere è ‘correggere’ gli attuali vaccini anti-Covid, adattandoli a Omicron destinata in breve a dominare. Perché se “i prodotti a vettore virale sono più o meno usciti di scena come vaccini strategici, per rimanere tali quelli a mRna hanno bisogno di aggiornamento”.
Nel V-Day del 27 dicembre 2020, l’esperto fu tra i camici bianchi che porsero subito il braccio all’iniezione contro Covid-19. E oggi, nel “primo anniversario della mia vaccinazione”, il suo bilancio è questo: “Il confronto tra i morti che abbiamo ora e quelli che abbiamo avuto nello stesso periodo dell’anno scorso – sottolinea – dice molto chiaramente che il vaccino ha fatto moltissimo. Speravamo che potesse fare anche di più”, ma Sars-CoV-2 ha mostrato appunto di saper mutare velocemente. Una caratteristica che per l’infettivologo deve dunque “far pensare”, ma non solo. Deve anche “far evitare affermazioni roboanti del tipo ‘con la terza vaccinazione saremo immunizzati per la vita’, perché chiaramente con questo virus non è così”, avverte.
“Dovremmo forse anche finirla – aggiunge Galli – di parlare di immunità di gregge, se non relativa a una singola variante. E oggi l’immunità di gregge contro la variante Omicron la potremmo raggiungere solo se vaccinassimo tantissimo con un vaccino sicuramente attivo nei confronti di Omicron. Ne sto parlando da 6 mesi, forse, ma credo che a questo punto non ci sia più discussione e che anche le case farmaceutiche si stiano rassegnando a questa necessità”.