Fecondazione assistita, l’allarme del Presidente Cecos Allegra

(Adnkronos) – Si annunciano “tempi difficili” per le coppie che vogliono rivolgersi alla procreazione assistita. Perché “se le tariffe proposte entreranno in vigore, né le aziende pubbliche né quelle private accreditate potranno offrire il servizio”. “Si vanificherà così l’inserimento della procreazione assistita nei Lea e le coppie desiderose di prole saranno ancora costrette a rivolgersi al mercato privato italiano o internazionale”. E’ l’allarme lanciato, dal prof. Adolfo Allegra, il Presidente di Cecos Italia, l’Associazione nazionale di centri di riproduzione assistita, che commenta “con preoccupazione” lo “schema di decreto concernente la definizione delle tariffe dell’assistenza specialistica ambulatoriale e protesica redatto dalla Commissione Livelli essenziali di assistenza presso il Ministero della Salute”. Cecos parla di “Incomprensibili e surreali ipotesi di tariffe delle prestazioni di Procreazione Medicalmente Assistita” e ribadisce “i rischi che conseguirebbero dall’eventuale entrata in vigore del Dpcm”.  

“E’ importante innanzitutto sottolineare che le prestazioni verranno rese da aziende di diritto pubblico e privato, il cui equilibrio finanziario è presupposto indispensabile di “buon servizio” e che quindi le suddette aziende dovrebbero poter sempre lavorare con un riconoscimento di tariffe comunque non inferiore al breakeven point – spiega Allegra all’Adnkronos – La bozza di Dpcm oggetto del presente documento, trasmessa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri alla Conferenza delle Regioni con nota del 29 dicembre 2021, fa seguito, dopo ben 5 anni, al DPCM 12 gennaio 2017 pubblicato sulla Guri del 18 marzo 2017, documento che definiva i nuovi LEA da inserire nel nomenclatore tariffario”. “Per ciò che concerne la Pma, la valorizzazione complessiva di un ciclo di fecondazione in vitro omologa standard (somma dei codici tariffari delle diverse fasi del ciclo), da parte della commissione permanente, nella bozza è stabilita in euro 1.290”, continua. 

“Per quanto concerne un ciclo di fecondazione assistita con donazione di ovociti congelati la valorizzazione stabilita nella bozza è di euro 1.173,70 (nessun cenno si fa all’approvvigionamento degli ovociti!) e per quanto concerne un ciclo di fecondazione assistita in vitro con donazione di spermatozoi la valorizzazione è di euro 1.593,05 (anche qui nessun cenno si fa all’approvvigionamento degli spermatozoi!) – prosegue il prof. Allegra -Nel contesto del documento però, tre delle quattro “regioni brenchmark” (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana) che già erogano prestazioni e che vengono prese come regioni di riferimento, definiscono tutte una valorizzazione del ciclo Pma superiore, e a volte di gran lunga superiore, a quella stabilita dalla bozza. Volendo entrare nel dettaglio: Lombardia euro 4.698,45 (2017); Emilia Romagna 1.660.48 (2018); Toscana 1826 (2019)”.  

“Non sono stati peraltro in nessun modo resi noti i criteri di analisi dei costi utilizzati per stabilire le diverse tariffe dei diversi codici la cui somma definisce il quantum complessivo citato. Inoltre, tanti passaggi delle singole tecniche non sono stati in alcun modo presi in considerazione e tante nuove tecniche non sono state neanche considerate – aggiunge il Presidente del Cecos -Sembra quindi doveroso da parte nostra portare a conoscenza dell’opinione pubblica che, immediatamente dopo la pubblicazione sulla Guri del Dpr 12 gennaio 2017, è stata istituita all’interno della Commissione Salute dell’Area Assistenza Ospedaliera della Conferenza delle Regioni (coordinata dal dott. Adriano Marcolongo), una Sub Area PMA presieduta dal Prof. Carlo Foresta, e di cui facevano parte prestigiosi esperti di procreazione assistita con il compito di definire una bozza di tariffe del nomenclatore per tutti i diversi codici dei differenti step delle diverse tecniche”. 

“La Sub Area ha iniziato i propri lavori in data 16 marzo 2017 e li ha conclusi in data 28 settembre 2017 con un documento finale – dice Allegra -Nei mesi di lavoro la Sub Area ha svolto una certosina analisi dei costi delle singole tappe delle singole tecniche di PMA prendendo in considerazione tutte le voci di costo generali e specifiche, fino all’ultimo centesimo (dal costo del braccialetto identificativo al costo della certificazione Iso)”. 

La Sub Area, alla conclusione dei lavori, “ha prodotto e consegnato al Coordinatore tecnico dell’Area Assistenza Ospedaliera un documento votato all’unanimità che definiva le diverse tariffe complessive dei costi delle diverse tecniche”, dice Allegra. “Nello specifico, la tariffa complessiva per un ciclo di fecondazione in vitro omologo standard è stata computata dalla Sub Area Pma in euro 2.318 – prosegue -Le tariffe di un ciclo eterologo con donazione di ovociti e di un ciclo eterologo in vitro con donazione di spermatozoi (anche qui togliendo la fase di avvio della procedura) sono state rispettivamente valorizzate dalla Sub Area PMA in euro 4.752,64 e in euro 2.498,28”.  

“Per quanto concerne le tecniche eterologhe, la Sub Area PMA ha preso in considerazione anche i costi di approvvigionamento dei gameti dalle banche estere (in Italia, in atto, non è possibile offrire alcun indennizzo alle eventuali donatrici/donatori e quindi non vi sono nel nostro paese donatrici volontarie e vi sono pochissimi donatori volontari di seme). Infatti anche l’ultima Relazione presentata dal Ministro della Salute al Parlamento sulla PMA (dell’ottobre 2021 e riferita all’attività dell’anno 2019) precisa che la quasi totalità dei cicli eterologhi è stato effettuato con gameti acquisiti all’estero (nello specifico, il 97.8% dei cicli di ovodonazione e il 90.3% dei cicli di fecondazione in vitro con spermatozoi donati) – spiega Allegra – È giusto, inoltre, precisare che le tariffe della Sub Area Pma sono tariffe redatte esclusivamente sui costi, e quindi al breakeven point, senza alcun utile per le aziende pubbliche e private. Ma tutte le aziende, private o pubbliche che siano devono anche avere un loro legittimo utile d’impresa”.  

“Se andiamo a comparare la valorizzazione delle tariffe, ad esempio di un ciclo omologo standard, della bozza di Dpcm in oggetto (euro 1.290) con quella della sub Area PMA (euro 2318) è facile comprendere come la differenza sia abissale”. 

“Allora delle due l’una – dice Allegra – o la Sub Area Pma (come detto composta da esperti del campo che lavorano in Pma da decine di anni collaborati ovviamente dai loro consulenti gestionali) ha proposto una tariffa completamente sopravvalutata ovvero la valorizzazione della bozza del DPCM è assurdamente incongrua”. “Ancora è giusto sottolineare che la Sub Area ha redatto queste valorizzazioni nel 2017 e le tariffe, nella migliore delle ipotesi, entreranno realmente in vigore dopo 5 anni dalla loro stesura, con costi dei materiali di consumo, dell’energia e dei servizi che, in rapporto all’inflazione quinquennale e all’incremento imputabile all’effetto pandemia da coronavirus, saranno lievitati di almeno il 10% sulla valorizzazione del 2017”. 

“Quindi, se le tariffe proposte entreranno in vigore, quello che concretamente accadrà è che né le aziende pubbliche né quelle private accreditate potranno offrire il servizio. Si vanificherà così, de facto, l’inserimento della procreazione assistita nei LEA e le coppie desiderose di prole saranno ancora costrette a rivolgersi al mercato privato italiano o internazionale”, conclude Adolfo Allegra. 

(Adnkronos)