MANTOVA – Un tentativo pressochè continuo dell’‘ndrangheta di allargare le mani su agenzie di scommesse e sale slot nella provincia virgiliana che va avanti dall‘estate del 2018 ma che è stato intercettato e fermato dalla Questura di Mantova.
Il questore Paolo Sartori è stato molto chiaro ieri durante la conferenza stampa in Prefettura in cui è stata spiegata l’operazione che ha portato alla chiusura del Bakery Cafè di via Cesare Battisti, locale in odor di mafia con legami che porterebbero a Carlo Pezzo, il 38enne originario di Vibo Valentia, uomo di fiducia del clan dei Bonavita, arrestato all’alba di martedì scorso nell’ambito dell’operazione “Cerbero”, con l’accusa di reato di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti.
Sartori ha parlato di una serie di permessi negati dalla Questura all’apertura di sale scommesse e videolottery che risultavano collegate ad ambienti della criminalità organizzata.
Sono sei i permessi negati e partono a metà estate dell’anno scorso quando una donna moldava residente a Crotone chiede di aprire una sala scommesse e slot a Mantova per una società sempre della città calabrese. Le indagini della Questura portano poi a scoprire che tale società è collegata a un’altra con sede a Malta, l’isola del Mediterraneo ormai famosa per detenere la più alta concentrazione di operatori del gioco d’azzardo d’Europa fiscalmente domiciliati sull’isola. Non è un caso se le Direzioni Distrettuali Antimafia d’Italia abbiano documentato come le mafie investano e riciclino milioni di euro attraverso il gioco d’azzardo sull’isola.
Ed era sempre collegata a una società di Malta sia la seconda richiesta di apertura di un’agenzia scommesse a Mantova da parte di un personaggio calabrese collegato ai clan dell’ndrangheta che la terza domanda avanzata invece da un mantovano i cui collegamenti portavano diretti alle cosche. La società maltese di riferimento era la stessa per entrambe le richieste.
Passano pochi mesi quando anche un uomo di Taurianova, provincia di Reggio Calabria, chiede di aprire una agenzia di raccolta scommesse e sala slot e pure in questo caso il collegamento è diretto con una società di Malta.
Aveva avuto invece l’autorizzazione per diventare una sala di scommesse sportive il capannone in via Parma divorato poi dall’incendio divampato a metà ottobre del 2018. Le fiamme fu accertato che erano di origine dolosa ma non si trovò il responsabile.
Dopo questo fatto e il blitz, operato dagli inquirenti nel capannone con il relativo materiale sequestrato, è stata negata una successiva apertura per collegamenti con ambienti dell’ndrangheta. La società di riferimento in questo caso però era austriaca.
Arriviamo a qualche settimana fa, a fine ottobre, quando viene negata l’autorizzazione per una sala scommesse a Suzzara, pure questa risultata in odor di mafia e collegata a una società austriaca
Il questore Sartori inoltre negli ultimi mesi ha emesso quattro avvisi orali nei confronti di altrettante persone per le quali ci sono fondati motivi di ritenere che vivano, anche solo in parte, grazie ai proventi di attività delittuose. Tre di questi provenivano da Locri e uno da Crotone, Per loro è scattato il divieto di utilizzo di strumenti telefonici e digitali.
A fine 2018 sempre la polizia ha scoperto che un sorvegliato speciale (ex obbligo di dimora) pluripregiudicato e affiliato ai clan, con soggiorno obbligato a San Giorgio, a dispetto della sua posizione, aveva riallacciato i rapporti con la criminalità organizzata.
Il 20 dicembre 2018 gli agenti hanno arrestato il 19enne Antonio Manfredi, originario di Crotone che si era trasferito da poco nella provincia mantovana.
Il giovane, secondo la Dda di Catanzaro, apparteneva a una organizzazione malavitosa che stava per far scattare una serie di omicidi, per una guerra tra cosche, la viglia di Natale.
Infine il giugno scorso la Squadra Mobile di Mantova ha eseguito l’arresto di Davide Gaspari, classe 1977, residente a Viadana, individuato nella zona di Brescello ove si trovava occasionalmente. L’uomo è stato tratto in arresto nell’ambito della cosiddetta operazione Grimilde nei confronti di un sodalizio ndranghetistico operante in Emilia, storicamente legato alla nota famiglia mafiosa dei Grande Aracri di Cutro.