800 le aziende agricole mantovane con acqua solo per 10 giorni: chiesti interventi urgenti. Coldiretti: “prudenza per i secondi raccolti”

Cia annuncia un taglio del raccolto del grano del 30% nel Centro-Nord

MANTOVA – Sono oltre 800 le aziende agricole mantovane nel comprensorio del Consorzio di bonifica Garda Chiese su un bacino che sii estende per circa tremila ettari. Per loro, come comunicato ieri (vedi: Dal Chiese c’è acqua per le campagne solo per 10 giorni. E’ la peggior siccità dal Dopoguerra )i sarà acqua fino al 30 giugno. Successivamente non sarà più possibile garantire l’esercizio irriguo.
Si tratta di aziende dell’Alto Mantovano ubicate nei comuni di Castiglione delle Stiviere, Solferino, Medole, Guidizzolo e Cavriana che ricevono acqua attraverso il canale Arnò e che comunque riceverebbero l’acqua a rotazione, come avviene del resto fin dall’inizio della stagione irrigua (a inizio aprile).
“Un prolungamento delle irrigazioni fino al 10 luglio, che consentirebbe alle aziende di portare alla quasi maturazione il primo raccolto (soprattutto di mais),  potrebbe rendersi possibile soltanto qualora venisse concesso di scendere con la quota del lago d’idro al di sotto della traversa di regolazione” si legge in una nota del Consorzio Garda Chiese.
“Si auspica che tale provvedimento possa essere emesso tempestivamente – ha commentato il presidente del Consorzio, Gianluigi Zani – e nel caso se ne darà pronta comunicazione agli utenti”.

La comunicazione del Consorzio di bonifica Garda Chiese preoccupa ovviamente fortemente il mondo agricolo.

“Coldiretti Mantova in questa fase di estrema criticità invita gli agricoltori alla prudenza nella gestione delle risorse idriche e, in particolare, nella valutazione di semina dei secondi raccolti – afferma il vicepresidente, Fabio Mantovani -. Siamo consapevoli che alcuni allevatori potrebbero avvicendare le colture per seminare mais, sorgo o soia, per garantirsi l’approvvigionamento necessario per i propri animali nel corso dei prossimi mesi, ma riteniamo necessario, seppur nella più totale libertà di scelta degli imprenditori, invitare a valutare con estrema attenzione ogni singola situazione”.

Negli ultimi due anni, secondo i calcoli di Coldiretti Mantova, in provincia di Mantova gli ettari dedicati ai secondi raccolti hanno superato i 18.000 ettari sia nel 2020 che nel 2021. L’allarme siccità potrebbe tagliare notevolmente le semine dei secondi raccolti per l’anno in corso, anche oltre il 70 per cento.

Intanto la Cia annuncia un taglio del raccolto del grano del 30% nel Centro-Nord nei primi giorni di trebbiatura. Una minor produzione che si va ad aggiungere all’aggravio dei costi di produzione per le aziende cerealicole: dal rincaro dei fertilizzanti (+170%) a quello del gasolio arrivato a 1,60 euro/lit. con un aumento nell’ultimo anno del 130%. A seguito della grave situazione di siccità che sta colpendo il territorio italiano, il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, chiede, dunque, al Governo “la dichiarazione dello stato di emergenza e un decreto siccità per sostenere il comparto agricolo, vitale per il nostro Paese”.

“L’assenza di precipitazioni nel periodo primaverile e le alte temperature che hanno anticipato la maturazione anche delle varietà tardive di frumento–dichiara Fini– hanno provocato cali produttivi davvero ingenti e una qualità non ottimale. Dalle prime stime, la media sembra essersi attestata sui 45-50q/ha, ben al di sotto dei 70-75 degli anni scorsi. Le produzioni 2021 registrano buone quotazioni nelle borse merci, ma questo consente solo parzialmente alle aziende di far fronte ai costi di produzione fuori controllo. Con medie produttive così basse, la marginalità sarà, infatti, ai limiti della sussistenza e molti coltivatori potrebbero decidere di non seminare grano in autunno, col risultato di una dipendenza ancora maggiore di materie prime agricole dall’estero, proprio nei mesi della crisi dell’import del grano durante il conflitto russo-ucraino”.

Le cause della grave crisi idrica che ha colpito l’intero bacino padano sono da ascrivere a precipitazioni sotto la media anche del 70% (anche 110 giorni di siccità assoluta in alcuni areali) e a un inverno senza neve. L’acqua che alimenta il Po è, infatti, quella delle nevicate invernali: l’apporto dello scioglimento del manto nevoso avrebbe determinato il riempimento dei laghi alpini come il Maggiore e quello di Como e -anche senza piogge- si sarebbe arrivati fino alla fine dell’estate. Un problema ulteriore è dato dal cuneo salino, che si sta spingendo a 20 chilometri dalla foce del Po, dove le falde acquifere sono diventate salmastre e dunque inutilizzabili. “Una situazione così sarebbe eccezionale anche ad agosto, il quadro è preoccupante e va affrontato con misure eccezionali -conclude Fini-, serve un intervento rapido del Governo per rispondere all’emergenza, da una rete di piccoli invasi a grandi impianti di desalinizzazione dell’acqua di mare, utilizzando in maniera efficiente ed efficace i fondi del PNRR. Sono, inoltre, necessari nuovi strumenti di assicurazione, perché quelle che un tempo erano anomalie climatiche oggi stanno diventando la cronaca di tutti i giorni.

VEDI ANCHE: Fontana: in Lombardia per ora no a razionamenti dell’acqua per uso civile