MANTOVA – Aveva salvato su due smartphone ed una memoria usb profili di giovanissime vittime, nonché numerose conversazioni in chat – con l’utilizzo di differenti profili aperti sulle piattaforme di noti social-network e registrati con nomi di fantasia: false identità che avevano permesso all’uomo di adescare potenziali vittime minorenni. Uno stratagemma non sempre, fortunatamente, andato a buon fine tanto che alcune ragazzine, avendo intuito le malevoli intenzioni dell’uomo, erano riuscite a far bloccare i falsi profili social utilizzati dall’adescatore che era, però in seguito riuscito a riattivare utilizzando altri pseudonimi.
La scoperta è stata fatta durante un’operazione di polizia, disposta nell’ambito di un Procedimento Penale in carico alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Brescia: all’alba di ieri gli agenti della Squadra Mobile della Questura e della polizia postale di Mantova hanno così proceduto ad effettuare una perquisizione personale e domiciliare nei confronti di un 30enne mantovano – residente nell’hinterland ed indagato per l’Articolo 609 undecies del Codice Penale (Adescamento di Minorenni) – alla ricerca di materiale pedopornografico inerente al reato di pornografia minorile, nell’ambito di una complessa e delicata indagine tuttora in fase di attività istruttoria.
Ora il materiale sequestrato è al vaglio degli investigatori della Squadra Mobile e della polizia postale di Mantova: obiettivo è ricostruire l’intera rete di contatti e di conversazioni virtuali avuti dall’indagato attraverso i falsi profili social utilizzati per approcciare le vittime minorenni.