Agricoltura e presenza di fauna selvatica: “Serve i giusto equilibrio”, secon il vice presidente nazionale di Cia

La visita di Mauro Di Zio a Moglia
La visita di Mauro Di Zio a Moglia

OLTREPO’ Visita in provincia di Mantova per il vice presidente di Cia-Agricoltori Italiani,  Mauro Di Zio , accompagnato nel tour dal presidente Cia Est Lombardia Luigi Panarelli, dal direttore Cia Est Lombardia Paolo Conti e dal presidente nazionale Agia-Cia Stefano Francia. Prima tappa all’azienda agricola di Fernando Pierazzi a Bondanello di Moglia per osservare i danni causati dalla cimice asiatica alle coltivazioni di pere. Il gruppo ha poi visitato il caseificio Caramasche di Pegognaga, dove viene prodotto il Parmigiano Reggiano, e infine i Magazzini generali fiduciari a Suzzara, prima di raggiungere la Fiera Millenaria di Gonzaga. Nel corso del tour, Di Zio ha presentato la proposta di Cia-Agricoltori Italiani su uno dei temi più importanti per il territorio. “La presenza di fauna selvatica è di base una ricchezza – le sue parole – ma la presenza massiccia crea problemi. Basti pensare ai danni milionari per agricoltura e ambiente, agli incidenti stradali, ai rischi per le persone anche nelle aree urbane. Crediamo sia necessario individuare sistemi di controllo, considerati i rischi per l’incolumità delle persone. Per questo Cia-Agricoltori Italiani ha presentato al Ministero, alle Camere e alle Commissioni, una proposta di modifica della legge quadro sulla caccia. Da concetto di protezione si passa al concetto di gestione, in modo da creare un corretto equilibrio tra fauna selvatica e territorio”. Un nuovo sistema di gestione della fauna selvatica è uno dei cinque punti di ‘Il Paese che vogliamo’, il progetto di riforma di Cia-Agricoltori Italiani che pone l’attenzione sulle azioni non più rinviabili e necessarie per l’Italia. Le proposte nel dettaglio sono: sostituire il concetto di protezione con quello di gestione; ricostituire presso la Presidenza del Consiglio dei ministri il Comitato tecnico faunistico venatorio a cui dare le competenze oggi divise in diversi ministeri; distinguere le attività di gestione della fauna selvatica da quelle dell’attività venatoria; prevedere la possibilità di istituire personale ausiliario, adeguatamente preparato e munito di licenza di caccia; rafforzare l’autotutela degli agricoltori sui propri terreni; prevedere un risarcimento totale del danno subito dagli agricoltori; rendere tracciabile la filiera venatoria per la sicurezza e la salute pubblica. “Speriamo che le nostre proposte vengano prese in considerazione in maniera adeguata – conclude Di Zio – e che vengano evitate posizioni oltranziste e ideologiche che metterebbero a rischio la sopravvivenza stessa delle aziende del territorio”.