Caldo, Po come d’estate. Coldiretti: in Lombardia -28% di piogge in 6 mesi. Il Garda è pieno solo al 23%

Caldo, Po come d'estate. Coldiretti: in Lombardia -28% di piogge in 6 mesi. Il Garda è pieno solo al 23%

MANTOVA – Il livello del Po è a -2,3 metri rispetto allo zero idrometrico come d’estate con la siccità che colpisce i campi, favorisce la risalita del cuneo salino nel delta, restringe i ghiacciai, lascia le montagne senza neve e svuota i grandi laghi del Nord.
E’ quanto emerge dall’ultimo monitoraggio della Coldiretti sulla preoccupante situazione del fiume in riferimento al gran caldo anomalo su tutta la Penisola, in un 2022 che si classifica peraltro fino ad ora in Italia come il più caldo mai registrato dal 1800 con una temperatura addirittura superiore di quasi un grado (+0,96 gradi) rispetto alla media storica ma con 1/3 di precipitazioni in meno secondo Isac Cnr nei primi 9 mesi dell’anno.

Il grande fiume italiano è fondamentale per l’ecosistema della pianura padana dove– precisa la Coldiretti Lombardia – si concentra il 30% della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo.

Il grande caldo colpisce anche i grandi laghi lombardi con il Garda che è pieno solo al 23% e l’Iseo al 26% mentre resistono il Maggiore con il 56% e il Como che è riuscito a risalire fino al 72%. In Lombardia – afferma la Coldiretti regionale – in 6 mesi, da aprile a settembre, le precipitazioni cumulate sono risultate inferiori del 28% rispetto alla media del periodo 2006/2020, secondo un’analisi sugli ultimi dati Arpa.

Il caldo e la scarsità di precipitazioni – continua la Coldiretti  – minacciano le semine autunnali di frumento, orzo e loietto: senza una quantità di pioggia adeguata, infatti, i semi non riescono ad attecchire e il rischio è che le piantine si sviluppino poco e male o che non crescano affatto. A questo si aggiungono i parassiti rimasti attivi con le temperature miti, che possono attaccare i semi messi a dimora ma che non riescono a mettere radici. Inoltre se l’inverno non dovesse essere sufficientemente freddo, aumenterebbe il numero di insetti svernanti che riescono a sopravvivere e si presenterebbero più numerosi e dannosi in primavera.

Con i terreni secchi e duri – continua l’organizzazione – gli agricoltori sono costretti a lavorazioni extra per poter procedere con la semina. Il risultato è un aggravio dei costi in una situazione in cui oltre un’azienda agricola lombarda su due (51,6%) si trova costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo secondo il Crea. In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi fino al +129% per il gasolio.

Una conferma del cambiamento climatico in atto con una tendenza alla tropicalizzazione che – continua la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne che quest’anno – conclude l’organizzazione agricola– superano già i 6 miliardi di euro dall’inizio dell’anno, pari al 10% della produzione nazionale.