MANTOVA – Dopo un periodo di stallo, i prezzi dei carburanti tornano a salire, ma, mette in guardia la presidente di Figisc Confcommercio Mantova Franca Frasson, la guerra in Ucraina e i gestori dei distributori sono completamente estranei al fenomeno.
“Il costo di un litro di verde è passato da 1,80 a oltre 2 euro – spiega Frasson – un costo insostenibile per le famiglie, costrette a diminuire la spesa media del rifornimento: alcuni mettono nel serbatoio carburante per 5 euro, altri, anche con auto di grossa cilindrata, 10 o 15 euro. E la scelta forzata per molti è quella di spostarsi il meno possibile. E ovviamente a rimetterci è il gestore”.
E non si dia la colpa alla guerra in Ucraina: “Il petrolio russo aveva, già prima dell’invasione russa nel Paese, un’incidenza residuale e non determinante per gli equilibri del mercato, perché la maggioranza assoluta del nostro petrolio arriva da Libia e Kazakistan – precisa la presidente di Figisc – Piuttosto sono le dinamiche speculative internazionali, difficili da comprendere, che determinano il rialzo. Anche ricondurre la responsabilità sui gestori è un’operazione da capro espiatorio – aggiunge – i cosiddetti ‘furbetti della pompa’, come li definiscono alcuni, sono pochissimi casi tra gli oltre 12mila impianti italiani. Ricordo poi che la calmierazione delle accise voluta dal Governo ha penalizzato fortemente la nostra categoria: ogni operatore ha perso tra i 7 e 8mila euro nel momento del cambio, perché la materia prima acquistata precedentemente, con i valori della vecchia accisa, da un giorno all’altro si è svalutata”.
“Chiediamo aiuti urgenti per il nostro settore, altrimenti faremo la fine di Milano centro, dove sono rimasti pochissimi distributori. Tra costi energetici balzati alle stelle, difficoltà ad avere liquidità, contrazione dei consumi, si rischia la chiusura di un numero significativo di stazioni di rifornimento, che, non smetto mai di ricordare, svolgono una funzione di servizio e rappresentano un presidio insostituibile per il territorio”.