Covid: “Quando le condizioni lo permetteranno gli ambulanti sono pronti a ricominciare”

Simone Nasi, Presidente di ANVA Confesercenti Lombardia Orientale sede di Mantova
Simone Nasi, Presidente di ANVA Confesercenti Lombardia Orientale sede di Mantova

MANTOVA – Sono mille gli ambulanti iscritti alla Camerra di Commercio di Mantova e sono 150 i mercati della provincia virgiliana. Per questi esercenti la vita lavorativa si è fermata definitivamente l’8 marzo scorso quando con un decreto governativo venivano vietati gli assembramenti e quindi i mercati. La lotta contro la diffusione al virus ha obbligato alla chiusura totale di ogni esercizio pubblico e con essi anche tutte le vendite all’aperto. Putroppo il settore e gli addetti ne hanno risentito parecchio tanto da dover, in alcuni casi, alzare bandiera bianca. Simone Nasi, presidente di Anva Confesercenti Lombardia Orientale sede di Mantova attraverso una lettera aperta ha voluto far sentire la vicinanza dell’associazione a tutte le persone del settore coinvolte.

“Ogni giorno, in questo gravissimo momento d’emergenza sanitaria in primis, ed economica poi, in qualità di rappresentante della categoria ambulante per Mantova e provincia sono quotidianamente in contatto con la presidenza Confesercenti del mio territorio e ovviamente con quella dell’ ANVA nazionale. Le imprese mantovane iscritte alla Camera sono oltre 1.000 i mercati nella nostra provincia sono oltre 150 e sono altrettanti i commercianti delle altre province e regioni che vengono sul nostro territorio, sono centinaia i posteggi isolati che danno servizio alla popolazione nelle piccole frazioni, e sono oltre 1.000 famiglie e centinaia di collaboratori familiari e dipendenti oggi fermi. Sento addosso la responsabilità di trasmettere un po’ di positività e informazioni concrete e proprio per questo, credo che il confronto continuo con la mia dirigenza sia doveroso perché percepisco talvolta la paura di tanti colleghi di non riuscire a sopportare ahimè tutto questo. Tra le varie telefonate con i tanti operatori associati e non, fin dall’ inizio di questa particolare vicenda ho invitato tutti alla calma esortandoli a riflettere su quanto fosse importante fermarsi per tutelare la nostra salute, quella delle nostre famiglie e dei nostri clienti. Abbiamo spesso cambiato idea, opinione su quanto ci stava accadendo e non c’è nulla di cui vergognarsi come non c’è nulla di cui vergognarsi nel domandare aiuto ad un fornitore o alla propria famiglia sostegno in un evento così straordinario, mi sono raccomandato di non cedere alla tentazione di rivolgersi a strozzini e usurai, strada più veloce rispetto ai canali normali, nei casi più estremi che ho sentito. Inizialmente, il senso del dovere sul da farsi era più forte dei pensieri che ci avrebbero addirittura accompagnati nelle nostri notti insonni, oggi purtroppo oltre alla paura di ammalarsi o peggio dover convivere con la perdita di un proprio caro o amico che non abbiamo nemmeno potuto assistere e salutare, si sta facendo prepotentemente avanti il terrore di non riuscire a sopravvivere dal punto di vista economico a questa chiusura obbligata che naturalmente condividiamo ma che ci impone mille riflessioni…Ascoltando i tanti colleghi il timore di non farcela non è certamente vinto dalle tante garanzie che la politica di ogni colore spesso ci propina. I famosi 600,00 euro saranno accreditati sui conti correnti con forti ritardi rispetto alla chiusura perché molti di noi, hanno lavorato ad intermittenza fino al 21 febbraio e poi fermati completamente dall’ 8 marzo. La possibilità di accedere ai tanto agognati finanziamenti per le piccole e medie imprese garantiti dallo stato, se pur senza valutazione creditizia, come sempre non sarà snella come promesso e non voglio entrare nel merito di tali concessioni a titolo di prestito invece che erogazione a fondo perduto…ognuno di noi ha sicuramente ha la propria idea a riguardo e la rispetto. La questione che sembra più preoccupare i nostri colleghi ambulanti ad oggi è il dover convivere con l’ incertezza di non sapere quando si potrà tornare in piazza a lavorare, cosa ci attenderà, pensiamo che avverrà in maniera graduale, magari contingentata, non dimenticheremo mai che siamo stati i primi a chiudere e probabilmente gli ultimi a riaprire causa assembramenti che per loro natura i mercati tendenzialmente creano mentre i grandi centri commerciali esercitavano normalmente come se il maledetto virus si potesse contrarre solo tra le bancarelle (ho già fatto un video a riguardo quindi non vado oltre). Proprio per questo motivo va esortata, attraverso la classe dirigente sindacale di cui faccio parte, la politica tutta affinché non vengano spenti i riflettori sul nostro comparto che conta in Italia circa duecentomila imprese perché vero è che il mercato ha senso d’esistere grazie all’ assembramento di persone che si crea grazie all’ utenza ma è altrettanto vero che questo aspetto rende assolutamente unico tale appuntamento sociale e distante anni luce dal modo di acquistare tramite siti web. Sono convinto e concludo che certamente molti utenti hanno scoperto nuovi modi di fare la spesa tra online e consegne a domicilio di svariati generi, ma si accorgeranno e succederà a breve che nei mercati e nei negozi c’era un’emozione che con i nuovi modi di fare commercio è totalmente assente e si chiama “rapporto umano”. Ci siamo da sempre noi “mercanti”, abbiamo saputo gestire tante crisi, il freddo, il caldo, la pioggia, l’avvento dei tanti centri commerciali e da ultimo il commercio via web, servirà tempo ma torneremo e non saremo dimenticati dai nostri clienti, che insieme a noi fanno vivere i centri storici delle nostre città e paesi. Occorrerà tanta forza per resistere a tutto questo ma noi commercianti siamo e saremo pronti!”.