Dubbi sui vaccini tra differenze di prezzo, efficacia e sicurezza. Prof Rubatelli, Università San Raffaele fa chiarezza

In periodo di dubbi e incertezza sulla sicurezza ed efficacia dei vaccini anche il costo degli stessi gioca un ruolo importante. Perché AstraZeneca costa meno degli altri vaccini e Pfizer e Moderna di più? Saranno quindi più efficaci e con meno effetti collaterali?

Anna Rubartelli, docente presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, in un’intervista rilasciata a Huffpost cerca di fare un pò di chiarezza. “Il prezzo non è questione di efficacia, nè di sicurezza” dice, ma può dipendere da molti fattori, tra questi le modalità di conservazione. Pfizer finora veniva conservato a temperature di circa -70 gradi, ora sembra che possa resistere anche a -20 gradi. Vaccini come AstraZeneca, invece, possono essere conservati in un normale frigorifero e questo di certo abbatte i costi di gestione rendendo AstraZeneca molto più ‘maneggevole’”.

Poi non si può tralasciare il fattore innovazione, Pfizer e Moderna, infatti, sono i primi al mondo ad essere stati realizzati con la tecnica dell’mRna messaggero, a differenza del già noto vettore virale adenovirus (su cui si basano Oxford/AstraZeneca, Johnson&Johnson, il russo Sputnik). I vaccini a Rmna hanno una grande versatilità perchè cambiando la sua sequenza sarà possibile ottenere eventuali nuovi vaccini efficaci contro le varianti del virus, mentre con i vaccini tradizionali ci vuole molto più tempo.

Perchè tutt vogliono Pfizer nonostante il prezzo?

Se tutti vogliono Pfizer, compresa l’Ue, malgrado i prezzi elevati, è anche per una questione di bugiardino: effetti collaterali diversi e “imprevisti” nei vaccini Pfizer e Moderna non si sono verificati, mentre nel caso di AstraZeneca si sono registrati rari eventi trombotici post-somministrazione, finiti poi sotto la lente d’ingrandimento degli enti regolatori internazionali.

“AstraZeneca ha aggiornato il bugiardino in corso d’opera perché durante una vaccinazione di massa è buona norma osservare cosa accade nei vaccinati. È un’eventualità rarissima quella che si è verificata – ci spiega Rubartelli – si parla di 222 casi di trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino su 34 milioni di vaccinati con AstraZeneca (circa 1 su 100.000). Ma è stato dimostrato che un nesso causale tra somministrazione di vaccino a vettore virale adenovirus e queste forme atipiche di trombosi c’è. Non sappiamo ancora cosa in questo vaccino scateni tale risposta, ma una correlazione c’è”.

Due studi, uno tedesco e uno norvegese, appena pubblicati sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine, aiutano a fare chiarezza. Gli scienziati hanno scoperto che una sindrome nuova, chiamata “Vitt”, mediata da auto-anticorpi, molto diversa dalle classiche trombosi venose profonde, si innesca in rarissimi casi in giovani donne (under 55) sottoposte a vaccino AstraZeneca. I dati dimostrano che i sintomi (difficoltà respiratoria, dolore al petto, forte mal di testa, dolore addominale persistente, vista offuscata, vertigini, comparsa spontanea di lividi) compaiono da cinque a 20 giorni dopo la vaccinazione, e correlano con la produzione di anticorpi contro un normale componente del nostro organismo, una proteina prodotta dalle piastrine che si chiama FP4. Questi auto-anticorpi patologici si legano a FP4, attivano le piastrine provocando una catena di eventi che portano alla trombosi: questa sindrome è stata denominata trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino.

L’aspetto positivo è che si può trattare con immunoglobuline in vena (che hanno la funzione di proteggere piastrine) e anticoagulanti non eparinici. La prevenzione è però fondamentale: ai medici vaccinatori spetta il compito di informare i soggetti a rischio, in questo caso giovani donne sottoposte ad AstraZeneca, degli eventuali sintomi a cui fare attenzione.

AstraZeneca ha il grande vantaggio di essere efficace contro i sintomi gravi dell’infezione da Covid che potrebbero condurre alla morte, ma ha rarissimi effetti collaterali gravi, mentre quest’ultimi non si sono registrati per Pfizer e Moderna – aggiunge la professoressa -.

La domanda che molte persone si stanno facendo da quando è scoppiato il caso AstraZeneca è: perché devo fare un vaccino con il quale posso rischiare di sviluppare una trombosi letale, quando se contraessi il Covid avrei alte chance di sopravvivere?

La risposta dipende dalla fascia di età di cui parliamo

La letalità per Covid-19 in Italia è vicina allo zero per la fascia d’età fino ai 40 anni, sale a 0,2% e 0,6% nella quinta e sesta decade, e si impenna nelle decadi successive (dati Istituto superiore Sanità, 10 marzo 2021).

Per i giovani, quindi, la possibilità di sviluppare una trombosi, seppur molto rara – spiega la professoressa – può quindi rappresentare nei giovani un rischio più alto dello stesso Covid-19“. Diverso è il caso degli over 60 “In questo caso i benefici del vaccino superano i rischi, è evidente che la soluzione migliore è riservare la vaccinazione con AstraZeneca tra i 60 e i 79 anni ed invece vaccinare gli individui sotto i 60 anni e sopra gli 80 con i vaccini a Rmna. Questi vaccini infatti non sono stati associati a effetti collaterali gravi, e si sono rivelati i più efficaci nell’indurre anticorpi anti Sars-Cov-2 anche negli anziani, che hanno un sistema immunitario meno reattivo. Inoltre la vaccinazione di soggetti giovani (che hanno una vita lavorativa e sociale più attive) con Pfizer e Moderna velocizzerebbe anche il raggiungimento dell’immunità di gregge. Infatti, le evidenze a oggi disponibili indicano come Pfizer e Moderna a differenza di AstraZeneca, proteggono non solo da malattia grave ma anche da infezione asintomatica impedendo la diffusione del virus e di sue varianti”.