MANTOVA – Il Covid mette in grande difficoltà anche i conti della Diocesi di Mantova.
E’ quanto emerso ieri durante una conferenza stampa svoltasi a latere di un convegno in cui l’Ufficio amministrativo della Diocesi, con l’economo Giovanni Rodelli e il vicario episcopale per l’amministrazione degli enti e dei beni temporali ecclesiastici don Giovanni Lucchi, hanno presentato il rendiconto economico 2018-2020.
E’ stato proprio Rodelli a spiegare che nel 2020 sono venuti a mancare circa 2 milioni e 600 mila euro rispetto all’anno precedente. Circa un milione dell’ammanco è dovuto al calo delle offerte, in gran parte concentrato nei mesi più duri della pandemia ma che si è poi comunque protratto, mentre il rimanente è dovuto alla mancanza di entrate da parte di tutti quei servizi che la Diocesi, con le parrocchie, era abituata a svolgere come cinema, spettacoli, gite, pellegrinaggi, momenti ricreativi e non solo.
Su sette vicariati in cui è divisa la Diocesi di Mantova, “quattro hanno chiuso in rosso”.
In due casi, il vicariato di “Sant’ Anselmo da Lucca e San Benedetto abate”, a cui fanno riferimento le parrocchie del territorio da Suzzara a San Benedetto Po, e quello della “Madonna della Comuna”, che copre l’area da Ostiglia a Quistello fino a Sermide, hanno chiuso a segno meno sia la gestione ordinaria che quella straordinaria. Altri due, “San Pio X” e quindi il territorio di parte della città, San Giorgio Bigarello, Porto e Roncoferraro, e quello di “San Luigi Gonzaga”, a cui fa riferimento Castiglione delle Stiviere e la zona collinare, hanno chiuso in rosso la parte ordinaria ma in attivo quella straordinaria.
Sono riusciti invece a chiudere in attivo il vicariato urbano “Santi Apostoli” del capoluogo, quello della “Santa Famiglia di Nazareth”, area di Bagnolo, Borgo Virgilio, Curtatone, Castellucchio, Rodigo e Marcaria, e quello “San Carlo Borromeo”, area dell’Asolano, Castel Goffredo, Canneto, Gazoldo e Piubega.
Complessivamente il bilancio delle 167 parrocchie della Diocesi si è chiuso con un piccolo utile di 1500 euro a fronte dell’oltre mezzo milione del 2019.
Alla luce di questa situazione molto delicata la Diocesi ha già iniziato e continuerà a praticare dei risparmi. L’appello poi, rilanciato ieri, è quello della donazione attraverso l’8 per mille. “Purtroppo anche in questo caso – è stato spiegato durante la conferenza stampa – con la pandemia molte donazioni si sono spostate a favore di enti e strutture sanitarie. Abbiamo quindi sollecitato le parrocchie a sollecitare alla donazione tutte quelle persone, come i lavoratori dipendenti o i pensionati, che non compilando la dichiarazione dei redditi non indicano nemmeno a chi vada il proprio 8 per mille”.
Una riflessione importante si inizierà anche a fare sul patrimonio immobiliare della Diocesi che non viene utilizzato per il culto o altre attività e che ha costi di manutenzione e di utenze molto alti. Bisognerà ragionare sull’opportunità di venderlo o darlo in affitto.
A tal proposito è stato spiegato che il vescovo Marco Busca a inizio del prossimo anno comincerà a incontrare le diverse parrocchie per capirne le esigenze e vedere quindi come procedere.
Tra le prime riflessioni ci sarà sicuramente quella intorno all’edificio del seminario, già sede anche del Centro pastorale e di alcune residenze dei preti, che è stato detto: “non chiuderà ma andrà ripensato nel suo utilizzo degli spazi visto che oggi ci sono solo cinque seminaristi, che studiano Teologia a Verona, di cui uno ha quasi terminato il ciclo di studi”.
Nonostante questo quadro non facile la Chiesa mantovana, che ha visto un calo anche di fondi arrivati dalla Cei, è riuscita a elargire nel 2020 per opere di carità 800 mila euro, la stessa cifra che era stata destinata nel 2019 e 2018. A questa si aggiungono circa 350 mila euro spesi dalle parrocchie per aiutare le persone in difficoltà economiche.