51enne di Castiglione nell’inchiesta Juve. Denunciato per violenza aggravata. Daspo per 4 anni

MANTOVA C’è anche un 51enne di Castiglione delle Stiviere tra gli indagati nella maxi inchiesta partita dalla Procura di Torino che ha portato la polizia ad arrestare 12 capi di altrettanti gruppi ultrà bianconeri. Si tratta dell’operazione “Last banner”partita da una denuncia della stessa Juve, ricattata perché aveva tolto agli ultrà alcuni privilegi. I tifosi avevano anche inventato false contestazioni, come quella a Bonucci, per far multare la società.
Nell’ambito dell’indagine sono stati denunciati altri 25 ultras della Juve e, tra questi il 51enne castiglionese che è il responsabile dei circoli bianconeri dell’alto mantovano. 
L’uomo, impiegato di banca, è accusato di violenza e minaccia aggravata in concorso, reati previsti dagli articoli 110, 610 e 339 del codice penale. 
La perquisizione nella sua casa da parte degli agenti della Digos di Mantova, a cui Torino ha demandato l’operazione a livello locale, avrebbe portato al sequestro di striscioni e altro materiale che lo ricondurrebbero al tifo organizzato con legami diretti ai circoli torinesi accusati di associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata.
A seguito di tutto ciò il 51enne è stato sottoposto a Daspo (Divieto di accedere alle manifestazioni sportive) di 4 anni
L’indagine, durata un anno e mezzo, coinvolge tutti i principali gruppi del tifo organizzato: ‘Drughi’, ‘Tradizione-Antichi valori’, ‘Viking’, ‘Nucleo 1985’ e ‘Quelli… di via Filadelfia’.
I leader della curva della Juventus avrebbero messo in piedi una “capillare strategia criminale” per ricattare la società bianconera dopo che la Juve aveva deciso di interrompere una serie di privilegi concessi ai gruppi ultrà. Secondo investigatori ed inquirenti, dalle intercettazioni e dalle attività d’indagine sono emersi “incontrovertibili elementi probatori” nei confronti dei soggetti coinvolti nell’inchiesta, che sarebbero responsabili di una “precisa strategia estorsiva” nei confronti della Juventus.
In sostanza, la decisione della società bianconera al termine del campionato di serie A 2017-18 di togliere una serie di privilegi ai gruppi ultrà, ha scatenato la reazione dei leader storici delle varie sigle, che si sono dati da fare con ogni mezzo per riavere quei vantaggi e per affermare la loro posizione di forza nei confronti della società. Non solo: dall’indagine è emerso inoltre che uno dei principali gruppi del tifo bianconero, i ‘Drughi’, riusciva a recuperare centinaia di biglietti per le partite allo Stadium con una “capillare attività” in tutta Italia, grazie alla compiacenza di alcuni titolari di agenzie e negozi abilitati alla vendita dei tagliandi delle partite della Juve.
Quella dei Drughi in particolare era un’organizzazione di tipo militare: le persone, anche più fidate, venivano allontanate se non rispondevano alle indicazioni del capo indiscusso Dino Mocciola, già finito in carcere agli inizi degli anni Novanta per l’omicidio di un carabiniere durante una rapina e recentemente era stato colpito dalla misura della sorveglianza speciale perché considerato dalla procura di Torino vicino agli ambienti che si resero responsabili di infiltrazioni della ‘ndrangheta nella curva bianconera. 
Nella sede dei Drughi, a Moncalieri (Torino), la polizia ha sequestrato bandiere e striscioni con simboli nazisti e fascisti, bassorilievi che rappresentano Benito Mussolini, calendari e quadri del Duce.
Incredibile quanto accaduto a un padre con un bambino, finiti per errore in un posto (regolarmente acquistato) nel quale secondo i Drughi non potevano sedere e allontanati malgrado le proteste. Un controllo capillare esercitato in una fetta dello stadio territorio di nessuno.