BRESCIA – Aviaria, dopo aver ucciso centinaia di gabbiani sul Garda sembra spostarsi a sud. I contagi sembrano in diminuzione nel bresciano, mentre arrivano le prime segnalazioni in provincia di Mantova.
L’influenza che sta colpendo la zona del Lago di Garda, in particolare le zone di Desenzano, Manerba, San Felice, Moniga, Padenghe e l’Alto Garda ha fatto una strage di volatili ad oggi si stima tra i 400 e i 500 gabbiani morti solo sul Garda bresciano. Positivi al virus non solo gabbiani, ma anche fenicotteri, aironi e cigni.
Il focolaio di contagi bresciano risale ormai ad un paio di settimane fa, e attualmente i contagi sembrano in diminuzione, l’influenza sembra spostarsi verso sud, lungo il corso del fiume Mincio, arrivano infatti le prime segnalazioni nel mantovano.
Le raccomandazioni dell’Ats di Brescia
“E’ opportuno tuttavia raccomandare alla popolazione, senza alimentare allarmismi, di evitare il contatto diretto con animali selvatici, in particolare nel caso appaiano malati, moribondi o siano deceduti e di non provvederne autonomamente all’accudimento o alla raccolta e allo smaltimento delle carcasse”, come si legge in un comunicato stampa di Ats Brescia del 24 febbraio. “Le segnalazioni di mortalità anomala – prosegue il comunicato – devono essere fatte alla polizia provinciale e alla Ats competente per territorio. In caso di eventuale contatto involontario si dovrà provvedere a lavarsi accuratamente le mani e a lavare ad alta temperatura (60°C) gli indumenti entrati in contatto con potenziali fonti di contaminazione e si dovranno evitare contatti con pollame d’allevamento nei tre giorni seguenti”.
Vademecum per chi dovesse essere a contatto con gli animali morti
-indossare sempre la mascherina FFp2 o FFp3 e guanti monouso
-riporre le carcasse degli animali deceduti in un doppio sacco di plastica resistente ben chiuso, in attesa che venga conferito all’Istituto Zooprofilattico
-eliminare i guanti o altro materiale monouso in appositi sacchi di plastica
-evitare di compiere operazioni che facilitino il contatto di materiale fecale con le mucose, ad esempio strofinarsi gli occhi con le mani sporche
-lavarsi accuratamente le mani dopo aver manipolato gli animali
-lavare ad alta temperatura indumenti ed attrezzature utilizzate
-non introdurre in casa o in aree frequentate da specie sensibili indumenti, scarpe, stivali o attrezzature utilizzate durante la manipolazione di uccelli selvatici morti o con segni di malattia, prima di averli lavati
Rischio di trasmissione all’uomo
L’uomo può infettarsi con il virus dell’influenza aviaria a seguito di contatti diretti con animali infetti (vivi o morti) e/o loro escrezioni (in particolare con le feci e gli oggetti o superfici contaminate da queste). Non c’è alcun rischio di trasmissione attraverso il consumo di carni avicole o uova.
Il virus dell’Aviaria
Si tratta del virus H5N1, il più pericoloso fra quelli in grado di provocare l’influenza aviaria e che quest’anno sta causando in tutto il mondo diversi casi di epidemie fra volatili sia di allevamento che selvatici. Non solo, a ottobre dell’anno scorso il virus ha generato un focolaio in un allevamento di visoni in Spagna, caso che ha messo in allerta gli esperti sul rischio dell’ormai noto salto di specie, in questo caso fra volatili e mammiferi. Fino ad ora, la capacità di questo virus di infettare i mammiferi era ritenuta piuttosto contenuta, anche se non nulla. Allo stesso tempo, nei pochi casi di contagio umano registrati si è osservato un tasso di mortalità piuttosto elevato, ecco perché è necessario che la situazione venga tenuta sotto controllo.
Intanto L’oms invita i paesi ad aumentare la sorveglianza, visto i casi di aviaria tra essere umani registrati in Cina e Cambogia. (https://mantovauno.it/ultimora/aviaria-allarme-oms-preoccupano-casi-in-cambogia-paesi-aumentino-sorveglianza/)
Foto da “Il Giornale di Brescia”