MILANO – “Nell’Ats Valpadana la mancanza di medici di famiglia, è significativa. Al primo settembre scorso i medici in servizio erano 499 e ne mancavano all’appello ben 86. Nella sola provincia di Mantova ne mancano 48″, questo l’allarme lanciato dalla consigliera regionale del Pd Antonella Forattini parlando dell’attuale situazione sanitaria lombarda.
“La pandemia da coronavirus ha evidenziato le carenze, purtroppo note da anni, della medicina territoriale e l‘Ats Valpadana, nonostante i lunghi mesi di emergenza, registra ancora una carenza importante. Solo alcuni esempi: nel distretto di Castelbelforte, Castel d’Ario, Villimpenta, San Giorgio Bigarello, Porto Mantovano, Roverbella e Marmirolo, ne mancano 9; in quello di Roncoferraro, Bagnolo San Vito, Borgo Virgilio, Curtatone, Castellucchio e Rodigo ne mancano 8; in quello di Suzzara, Mottegiana, Gonzaga, Moglia, Pecognaga e San Benedetto Po, ne mancano 7. Una condizione che rende ancora più difficile la gestione dell’epidemia, in questa fase di grande criticità. I pochi medici di famiglia presenti possono assistere fino a 1500 pazienti, senza poter contare su alcun sostegno dell’Ats. I medici di medicina generale sono il primo argine al diffondersi dell’epidemia, ma sono lasciati soli”.
Una grave situazione denunciata da anni dal Pd senza vedere risultati significativi: “più volte abbiamo chiesto di aumentare il numero delle Borse a loro (ai medici di famiglia, ndr) destinate dalla Regione, in modo da incentivare i laureati a scegliere questa professione ancora poco remunerata rispetto ad altre specialità. Qualcosa abbiamo ottenuto, in questi anni, ma è ancora poco rispetto all’esigenza. Ora più che mai, è necessario stanziare risorse per dare incentivi ai neolaureati, affinché si specializzino in medicina generale e destinare loro spazi per aprire nuovi ambulatori di gruppo. Questa soluzione va nella direzione di attivare anche in Lombardia strutture analoghe alle Case della Salute, presidi che riuniscono ambulatori di medicina generale e specialistici indispensabili a garantire la presa in carico a casa dei pazienti. ono partiti in questi giorni gli hotspot di Brescia e Monza su proposta delle rispettive ATS, perché non partire da qui in tutti i territori? Potrebbe essere una risposta immediata all’emergenza”.