MANTOVA – Si terrà a febbraio la prima udienza del processo in Corte d’Assise d’Appello nei confronti di Enrico Zenatti, l’agricoltore di Roverbella condannato all’ergastolo per l’omicidio della suocera 73enne Anna Turina.
Zenatti, è accusato di aver ucciso la suocera il 9 dicembre 2021, nella casa di questa a Malavicina di Roverbella. La sentenza di primo grado era arrivata lo scorso marzo dai giudici della Corte d’Assise di Mantova che lo avevano ritenuto colpevole, accogliendo così la richiesta che era stata avanzata dal pubblico ministero Giulio Tamburini nei confronti dell’uomo.
Sfregio permanente e omicidio volontario pluriaggravato con le aggravanti della crudeltà e dei rapporti di parentela è la sentenza di condanna. L’uomo era stato ritenuto colpevole di aver prima aggredito la suocera poi, credendola morta, di essersi allontanato.
Dopo alcune ore l’avrebbe finita sgozzandola con un taglio alla gola causato da un grosso coltello da cucina.
Zenatti infatti, così come dichiarato anche dalla moglie Mara Savoia, era stata l’unica persona a rimanere solo in casa con l’anziana suocera dopo aver invitato insisistemente i parenti ad uscire di casa per chiamare i soccorsi.
Fondamentale per portare alla condanna era stata la ricostruzione molto circonstanziata dei fatti da parte del pm che aveva insistito anche sul fatto che gli orari di ingresso e di uscita di Zenatti dalla casa, registrati dalle telecamere di videosorveglianza, lo inchiodavano quale omicida della donna. Lo stesso dicasi per i tabulati telefonici e il segnale Gps della Fiat 500 utilizzata dall’uomo. Tutti elementi che si incastrano perfettamente con la ricostruzione e la comparazione degli orari forniti dai carabinieri del Nucleo investigativo di Mantova, guidato dal capitano Claudio Zanon, che avevano condotto le indagini sull’efferrato delitto compiuto nell’abitazione di Malavicina.
La condanna in primo grado aveva anche l’isolamento diurno per Zenatti per un periodo di nove mesi, l’interdizione dai pubblici uffici e la decadenza della potestà genitoriale. Dovrà infine risarcire 400 mila euro alle parti civili.