MANTOVA – “Meno risorse e più vincoli, questo è quello che dobbiamo aspettarci dalla nuova riforma Pac, pronta ad entrare in vigore a partire da gennaio 2023”. E’ il commento del presidente di Confagricoltura Mantova Alberto Cortesi che boccia il nuovo impianto europeo, che rischia di penalizzare fortemente le aziende agricole mantovane, ma non solo. “La Pac 2023-2027 è ancora un cantiere aperto – aggiunge Cortesi – dal momento che mancano i decreti attuativi, il nostro Governo su questo tema è stato decisamente latitante, nonostante il recente ok al nostro Piano Strategico Nazionale. Qualcosa potrebbe variare, ma nel complesso dobbiamo dire che il nostro giudizio è certamente negativo“.
Di certo vi sono gli obiettivi proposti dalla nuova impostazione europea, vale a dire una riduzione del 50% di fitofarmaci, fertilizzanti e antibiotici, e un aumento del 25% delle superfici a biologico. “Questi obiettivi sono assolutamente condivisibili, ma devono essere forniti gli strumenti adeguati per raggiungerli. Mancano le alternative tecniche in primis, e i fondi subito dopo, per questa transizione che l’Europa ci chiede. Senza contare che l’aumento delle superfici a biologico porterebbe a un calo dei prezzi degli stessi prodotti bio, con un danno dunque ai produttori che agiscono in questo comparto”. Rispetto al premio base sommato al greening del 2022 dunque, nel 2023 si assisterà ad una riduzione del 50% del valore dei premi, senza avere la certezza che, tramite i nuovi ecoschemi, si riesca a recuperare almeno in parte quanto perso.
Cosa potrebbe succedere?
Secondo le proiezioni dell’ufficio Tecnico di Confagricoltura, per esempio, un’azienda cerealicola e da pomodoro d’industria dell’Alto Mantovano ad esempio, a parità di titoli e di ettari (122), passerà dai 79.788 euro all’anno di contributo (654 euro/ha) ai 36.844 euro all’anno del 2023 (302 euro/ha). Ma anche un’azienda di seminativi e prato permanente del Medio Mantovano con pochi titoli avrebbe un beneficio davvero minimo nel lungo periodo, vedendosi decurtare 2.400 euro nel 2023 (102 euro/ha contro i 177 euro/ha di quest’anno) e recuperando solo in parte (142 euro/ha) a partire dal 2026.
“Da Bruxelles – conclude Cortesi – è stata varata una riforma improntata sugli aspetti ambientali e meno sugli aspetti economici, che non guarda al mercato. È una riforma improntata al “piccolo è bello e grande è cattivo”, e a smantellare gradualmente un tessuto produttivo fatto di imprese professionali che generano crescita e occupazione. Un recente studio dell’Università di Milano stima una riduzione della nostra produzione interna del 15/20% per i cereali, del 10/15% per il latte, di oltre il 15% per le carni. Ciò significa che dovremo aumentare le importazioni dai paesi terzi, ove non esiste un quadro sanitario come quello europeo, quindi senza garanzie per i consumatori. Inoltre, aumenteranno i trasporti di merci su lunga distanza, con incremento sensibile di emissioni di gas serra. L’esatto contrario rispetto agli obiettivi che si è posta la Commissione Ue”.