“Niente allarmismi e tanto buonsenso. Il calcio sta semplicemente dimostrando che chi vive e lavora in quell’ambito è a rischio tanto quanto noi”. Lo dice, in un’intervista a “La Gazzetta dello Sport”, Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano e Direttore Sanitario dell’Istituto Galeazzi. “Come mai questa esplosione di casi nel mondo del calcio? Di fatto è un andamento normale se applicato a ciò che sta accadendo nella nostra società – spiega Pregliasco – I calciatori hanno viaggiato, si sono spostati e hanno corso il rischio di essere contagiati. Se siamo in una situazione simile a quella degli scorsi mesi quando comparve il virus? In parte sì, è come se si stesse affacciando nuovamente il virus. Ora però l’andamento è endemico e starà a noi riuscire a convivere con il Covid-19. Dovremo aiutare chi lavora per studiarlo e limitarlo tracciandolo”. La diffusione dei contagi tra calciatori è legata all’abbassamento dell’età: “Certo, gli anziani adesso restano più ‘coperti’ rispetto a prima. Le occasioni di essere contagiati ora sono più aderenti al mondo giovanile perché si sposta maggiormente e ha più opportunità di entrare a contatto con diverse persone“. I calciatori colpiti dal virus in questi giorni risultano, secondo i comunicati ufficiali delle società, asintomatici: “Ci sta, non è così strano. Anche se non dimentichiamo che, pur essendo uno sportivo amatoriale, il paziente 1 era un maratoneta, quindi sano e abituato all’attività fisica”. Il campionato di Serie A si avvicina e per qualcuno esiste un rischio di ripartenza: “Esiste sicuramente uno stress test per tutto il Paese. Non uno stress test così profondo come la riapertura delle scuole, ma comunque un passaggio interessante dal punto di vista della reazione. E più che allo sport professionistico penso a quello amatoriale dove non ci sono tutti questi protocolli“. “Cosa dovrebbero fare calciatori e società professionistici in generale? Lo sport e il calcio dovranno essere più morigerati. Sono come tutti noi, fanno parte della stessa società civile. Quindi allenamenti e utilizzo del buonsenso come qualunque altro cittadino”. Circa la riapertura degli stadi, Pregliasco è perentorio: “Credo che in questo momento non ci siano le condizioni. Non si tratta di andare a teatro o al cinema dove si resta in silenzio e seduti. Allo stadio c’è una commistione nella natura stessa del tifo, un movimento naturale nel seguire una partita”. In sintesi, per il virogolo il mondo del calcio è “anche più fragile di altri perché è fatto di viaggi e incontri fisici. Per questo deve avere tanto buonsenso”.
(ITALPRESS).