Qualità dell’aria Lombardia, Cattaneo: “Dati dello studio di Utrect sono vecchi, la situazione dal 2015 è migliorata”

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MILANO – “Dal 2015 ad oggi la qualità dell’aria in Lombardia è migliorata, e dal 2018 la media regionale dei valori del Pm 2.5 è al di sotto del limite europeo di 25 µg/m³”. Lo afferma l’assessore all’Ambiente e Clima di Regione Lombardia, Raffaele Cattaneo, commentando lo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Utrecht, del ‘Global Health Institute’ di Barcellona e del ‘Tropical and Public Health Institute’ svizzero. Studio pubblicato sulla rivista ‘The Lancet’, secondo il quale Brescia e Bergamo hanno il tasso di mortalità da particolato fine (Pm 2.5) più alto in Europa.

Per contestare questo triste primato Cattaneo sottoline come, per realizzare questo studio, si siano utilizzati dati vecchi, che risalgono al 2015. Come già segnalato dai sindaci della città interessate. I dati di Arpa Lombardia documentano come dal 2015 al 2020 le concentrazioni del Pm 2.5 si sono ridotte in tutta la Lombardia. In particolare nelle stazioni di Bergamo e Brescia si è registrata una riduzione del 20%.

“In secondo luogo – precisa l’assessore – dal punto di vista ambientale i valori limite posti dalla direttiva europea sono di 25 µg/m³. Lo stesso studio dichiara valori per Brescia e Bergamo, come per le altre città lombarde interessate, sono solo di poco superiori rispetto a questo limite: 26 µg/m³ pwe Bergamo e 27 µg/m³ per Brescia. Il paragone invece viene condotto col valore ben più basso (10 µg/m³) previsto dall’Organizzazione mondiale delle sanità, che non ha valore normativo, ma che risponde alla preoccupazione di massima tutela della salute”.

Dal 2018 in tutta la Regione Lombardia è stato rispettato il valore limite di 25 µg/m³. In particolare nelle città di Brescia e Bergamo tali limiti vengono costantemente rispettati da tre anni consecutivi.

Cattaneo sottolinea che lo studio non considera in alcun modo le diverse condizioni strutturali, di natura orografica e meteo-climatica. Non è certo una novità che il bacino padano è uno dei più inquinati d’Europa perchè ha condizioni strutturali più penalizzanti e che quindi non possono essere paragonate ad altre città europee collocate su coste ventose o su aree meno condizionate negativamente dai fattori orografici.

“Questi studi – afferma l’assessore Ambiente e Clima di Regione Lombardia – sono sempre meritevoli di considerazione e noi cerchiamo sempre di approfondirne i contenuti. Siamo ben consapevoli che c’è una correlazione tra qualità dell’aria e malattie dell’apparato respiratorio e cardiovascolare. E che questo comporta dei rischi per la salute. Al tempo stesso, sappiamo che questi studi sono condotti sulla base di assunzioni statistiche e non di riscontri fattuali. Stimano infatti le morti presunte e non calcolate le morti effettive. Pertanto, le assunzioni che fanno non sono direttamente generalizzabili e applicabili in tutti gli ambiti, senza tener conto dell’interazione con altri fattori di rischio“.

La Regione Lombardia è impegnata nel continuo miglioramento della qualità dell’aria adottando una serie di accorgimenti come la mobilità al riscaldamento a biomasse: che incide molto di più sulle emissioni di particolato. Fino alle emissioni provenienti dagli spandimenti in agricoltura, che generano particolato secondario. Incentivi per 100 milioni di euro per sostituire i veicoli più inquinati a livello pubblico commerciale e privato, azioni sugli impianti di riscaldamento degli edifici pubblici, per installare colonnine di ricarica elettrica.

“Il Ministro Costa ha dato la sua disponibilità ad incontrare le Regioni del Bacino Padano, per discutere i temi che riguardano la qualità dell’aria – conclude Cattaneo – una disponibilità che abbiamo chiesto da tempo e che fino ad ora non ha trovato riscontro. Anche perché sulla qualità dell’aria c’è una procedura d’infrazione che coinvolge l’intero Paese e che ha bisogno d’interventi significativi e straordinari anche a livello nazionale. E questo mal si concilia con il fatto che nella bozza del Recovery plan non c’è traccia di alcun intervento specifico nel Bacino Padano”.

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