Mantova ha superato per 57 volte in un anno i valori massimi di Pm10 (50 microgrammi per metro cubo). Il limite di sicurezza è stato fissato a 35giorni/anno. per cui il capoluogo virgiliano ha sforato di 22 giorni. Questo l’ha collocata al 16° posto dopo Modena e prima di Lodi nella classifica diffusa oggi dal Sistema nazionale di protezione ambientale (Snpa) e inseriti nel report annuale ‘Mal’aria di città 2021 di Legambiente’
I dati del report si riferiscono al monitoraggio per l’anno 2019. E fanno schizzare Mantova all’8° posto se vengono analizzati i giorni totali di sforamento di Pm10 e Ozono: 114 in un anno. In questo caso la classifica vede subito prima Rovigo, a parimerito Verona e subito dopo Cremona.
Se si guardano poi gli anni 2010-2019, in 8 anni su 10 il capoluogo virgiliano ha superato il limite dei 35 giorni/anno.
“Il rapporto di Snpa – spiega l’ assessore all’Ambiente e clima di Regione Lombardia Raffaele Cattaneo – evidenzia la posizione di svantaggio del Bacino padano, per la qualità dell’aria, rispetto al resto del Paese. Una condizione dovuta alle particolari condizioni di natura orografica e meteo-climatica”.
“Più che le suggestioni e le insinuazioni però contano i fatti. La qualità dell’aria in Lombardia è in continuo miglioramento. Legambiente dice che ‘le medie annuali rappresentano la cronicità dell’inquinamento e sono parametro di riferimento per la tutela della salute’. Finge di ignorare che Regione Lombardia per le medie è rispettosa da anni dei valori limite imposti dell’Unione Europea. Legambiente indica invece valori dell’Organizzazione mondiale della sanità, che non hanno valore normativo” e il commento dell’assessore Cattaneo, alle dichiarazioni del presidente di Legambiente Lombardia, Barbara Meggetto.
“Dal 2018 per gli agglomerati di Milano, Brescia, Bergamo – precisa Cattaneo – i valori del Pm2.5 sono al di sotto del limite europeo di 25 microgrammi per metro cubo. Sempre dal 2018 la media di tutte le stazioni della Regione dei valori del Pm10 è al di sotto del limite europeo di 40 microgrammi per metro cubo”.
“Secondo Legambiente – attacca Cattaneo – Regione Lombardia avrebbe dovuto ignorare le criticità che la pandemia ha creato nello spostamento delle persone e le raccomandazioni stesse dell’Oms sulla riduzione della mobilità collettiva. Per loro – dice Cattaneo – non avremmo quindi dovuto assicurare distanziamento e regole di sicurezza nel trasporto pubblico, come previsto dall’Oms, bloccando nello stesso tempo tutte le auto euro 4 diesel”.
“Mi sembra un esempio – precisa l’assessore all’Ambiente – di un approccio ideologico e irrealistico. Regione Lombardia ha il dovere di costruire soluzioni equilibrate. A questo risponde lo slittamento del blocco dei veicoli diesel euro 4 fino al termine dell’emergenza sanitaria, come concordato anche con il ministero dell’Ambiente”.
“Il traffico veicolare – conclude Cattaneo – non è l’unica fonte d’inquinamento, anche i dati lo confermano. Indicano un trend pluriennale di diminuzione progressiva di Pm10 e Pm2.5, e di biossido di azoto (No2)”.
Per affrontare il problema alla radice, dice Cattaneo – occorre intervenire su tutte le fonti di emissione, come riscaldamento domestico ed emissioni in agricoltura, che generano particolato secondario in atmosfera come riscaldamento a biomasse ed emissioni che provengono dall’agricoltura.
La Regione ha messo in campo 100 milioni di euro di incentivi mirate a sostituire i veicoli più inquinanti, ad agire sugli impianti di riscaldamento degli edifici pubblici e a installare le colonnine di ricarica elettrica.