MANTOVA È il primo ministro mantovano della storia della Repubblica. Elena Bonetti è stata chiamata da Giuseppe Conte a fare parte dell’esecutivo M5S-Pd, e il suo nome, già rientrato da giorni nei rumors del “totoministri”, ha trovato ieri la conferma ufficiale. A lei toccherà il dicastero delle pari opportunità e della famiglia. Sembra addirittura che sia stato lo stesso sindaco di Mantova, Mattia Palazzi, a fornire il suggerimento del suo nominativo per formulare la rosa dei “papabili” nel corso del colloquio sostenuto sabato scorso, assieme ad altri sindaci e referenti territoriali, a colloquio con il segretario Zingaretti nella segreteria romana del Pd.
Un nome atteso, e non certo inatteso. Elena Bonetti da qualche anno ormai si trova al centro delle cronache politiche nazionali, in relazione stretta con l’ex premier Matteo Renzi, della cui segreteria particolare aveva fatto parte nel 2017 come responsabile del settore giovanile e formazione politica. Alle elezioni politiche del marzo 2018 era stata anche collocata in posizione di punta, come renziana nel collegio camerale mantovano, ma in quota proporzionale, risultando fra i primi dei non eletti.
Indipendente del Partito democratico, l’anamnesi di Elena Bonetti la consegna impegnata in studi scientifici dove ha maturato un curriculum di tutto rispetto, fra cui la cattedra di matematica a Pavia, in qualità di docente associato, e quindi di ordinaria di analisi matematica all’Università di Milano dove insegna tutt’ora.
Asolana di nascita, 45 anni, vive col marito Davide Boldrini in corso Vittorio Emanuele, e trova dunque addentellati nel mondo cattolico e della Caritas diocesana. Come detto, il suo è il primo nome che la città consegna alle massime cariche ministeriali dal dopoguerra a oggi. Prima di lei, invero, si potrebbe annoverare Attilio Ruffini, mantovano di origine ma ormai naturalizzato palermitano al momento della scalata nel gotha della politica nazionale. Prima di Elena Bonetti, la città virgiliana ha vantato solo sottosegretari e altre importanti cariche istituzionali, quali quella occupata da Gino Scevarolli, vice presidente del Senato, o dell’uscente Alberto Bonisoli, originario di Castel d’Ario, ma da tempo “extra muros”. Con lei si inaugura il filone di un mantovano di città nei saloni di Palazzo Chigi.