Confcooperative, Minelli “Noi esempio in sicurezza lavoro, nessun morto”

MILANO (ITALPRESS) – “Abbiamo presentato una ricerca in cui abbiamo detto che bisogna investire di più per evitare che ci siano quel numero oggi veramente gigante di infortuni sul lavoro e ahimè di morti. Non voglio portare male, ma l’anno scorso non sono stati presenti morti nel lavoro nelle nostre cooperative e quest’anno, fino adesso, non ci sono stati nè grandissimi incidenti nè vittime. E questo credo che sia importante, visto che anche in Lombardia, soprattutto in Lombardia, soprattutto in alcuni ambiti, pensiamo ai cantieri, dove anche nella città Milano, siamo molto molto molto presenti”. Lo ha detto Massimo Minelli, Presidente di Confcooperative Lombardia, intervistato dall’Agenzia di Stampa Italpress, in merito alla sicurezza sui posti di lavoro. “Da noi i soci sono i padroni, i detentori dei mezzi di produzione, sono coloro che nelle assemblee, nei consigli di amministrazione decidono su sè stessi. Questa è la grande differenza tra la cooperazione e il resto del mondo produttivo. Qui abbiamo una partecipazione, una democrazia, spesso è un voto che determina poi la strategia della stessa cooperativa – ha aggiunto -. Anche il tema della sicurezza è un tema che non è che riguarda altri, riguarda loro stessi. Pensiamo ad esempio nel welfare, dove tra l’altro siamo posizionati in alcuni settori in maniera molto convincente, molto presente. Pensiamo per esempio al tema della disabilità. Quasi il 90% delle realtà dei servizi per i disabili vengono fatti in cooperativa. Quindi in questi mondi i lavoratori sono attenti a sè stessi e quindi abbiamo sviluppato un’attenzione e un investimento sulla sicurezza del lavoro che non ha precedenti”. “La Confcooperative è un’associazione di categoria del mondo cooperativo che nasce nel 1919, quindi ha una storia lunga e in Regione Lombardia è presente da 60 anni. Oggi abbiamo 2.400 cooperative, facciamo un fatturato che supera i 10 miliardi, abbiamo 100.000 occupati e circa 600.000 soci. E’ una realtà produttiva che spazia, tra l’altro, nel mondo più diverso: dall’agricolo al welfare, al sanitario, alle banche, alle assicurazioni, al turismo, al lavoro inteso come i vari ambiti, la logistica, le pulizie, piuttosto che altro, e alla cultura, non voglio dimenticare assolutamente la cultura. E’ una realtà che all’interno del panorama economico di Regione Lombardia produce un fatturato che si aggira intorno al 3% del Pil”, ha aggiunto Minelli. “Fare rete, oggi più di ieri forse ha senso, perchè in una società complessa come la nostra, dove le sfaccettature sono veramente tante, è difficile trovare un’impresa in grado di riuscire a rispondere adeguatamente e celermente a quelle che sono le sfide della modernità. Allora ecco che il sistema Confcooperative, che mette insieme mondi anche diversi, permette di costruire delle filiere. E dalle filiere, dove soggetti diversi, imprese diverse, fanno rete, riescono a valorizzare il territorio, perchè le cooperative restano sul territorio, fare massa critica e anche sviluppare innovazione – dice ancora -. Il segreto delle cooperative è che le cooperative sono aggregati di soci, di lavoratori. Prendiamo per esempio l’agricolo. Cosa fa una cooperativa nell’agricolo? Il singolo agricoltore conferisce la propria materia prima e la cooperativa la trasforma, la commercializza e spesso nel mondo agricolo, ad esempio, la pone sul mercato internazionale. Il singolo agricoltore o è una grande industria, o difficilmente potrebbe fare tutto questo”. Stimolato a proposito delle richieste della categoria, a livello europeo, nazionale e regionale, il presidente di Confcooperative Lombardia ha detto: “A livello europeo siamo stati tra i fautori del normare quella che noi chiamiamo economia sociale. Noi crediamo che ormai sia imprescindibile che l’economia vada a braccetto con il lavoro, con l’ambiente, con le persone, con i territori. Quell’economia estrattiva che prende, estrae al massimo dai territori e poi quando non ha più interesse lascia e delocalizza, noi non vorremmo più vederla. Allora abbiamo introdotto la dizione di economia sociale. L’Europa l’ha riconosciuto. Oggi è stato riconosciuto come uno dei 14 cluster industriali. Ci sono delle direttive ben precise sugli Stati membri, quindi anche per l’Italia, e noi saremo lì con le nostre strutture nazionali anche a fare in modo che lo Stato le recepisca al più presto”. “A livello regionale ci siamo battuti in questi anni per far sì che il micromondo produttivo di cui è composto la nostra regione possa essere rinforzato. Noi abbiamo piccole cooperative, ma prevalentemente sono medie imprese. Noi riteniamo che l’elemento della capitalizzazione di queste imprese e quindi riuscire a favorire la capitalizzazione delle cooperative sia un punto di riferimento imprescindibile. Abbiamo avuto delle misure negli anni scorsi da parte della Regione Lombardia, abbiamo anche riconosciuto che sono state misure importanti, però crediamo che la Regione Lombardia debba fare molto di più rispetto alla capitalizzazione delle imprese cooperative”. “Per quanto riguarda invece il Governo, è fondamentale assolutamente in questo momento che ci sia un inserimento nel codice degli appalti, degli adeguamenti automatici dei contratti. Noi abbiamo fatto ad esempio, con grande coraggio, un adeguamento contrattuale sul mondo delle cooperative sociali, dove abbiamo riconosciuto quasi il 14% dell’aumento contrattuale, cosa che veramente rimane quasi unica, però chiediamo che i contratti pubblici con cui noi siamo legati vengano adeguati, perchè altrimenti questo lo paghiamo solamente noi e per molte cooperative significa essere messi in crisi, addirittura non riuscire a portare avanti con grande competenza il proprio lavoro. Quindi dentro i contratti pubblici, la legge sui contratti pubblici, ci deve essere che, nel momento in cui c’è un contratto collettivo che adegua i soldi per i lavoratori, cosa che abbiamo fatto noi, il committente pubblico deve fare altrettanto, altrimenti finisce che la situazione diventa molto più complessa per le cooperative” conclude Minelli.
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