ROMA (ITALPRESS) – “Non ci sono le condizioni per riaprire le attività produttive e commerciali lunedì”. Così Roberto Capobianco, presidente di Conflavoro, in un’intervista alla Italpress. “In queste ore stanno uscendo solo bozze, ancora non abbiamo visto un documento ufficiale con la firma di Mattarella. Non si possono far tornare le persone a lavoro da un giorno all’altro, la riapertura delle attività non si decide dalla sera alla mattina. Questa notte c’è stato l’accordo tra governo e Regioni, siamo a sabato, come si può pensare di riorganizzare le attività in un giorno, dopo che sono state chiuse e ferme per due mesi?”, sottolinea il ppresidente di Conflavoro, critico anche sull’azione e la gestione della crisi economica. “Non abbiamo avuto nessuna garanzia e aiuti dallo Stato, viene detto che lunedì si può partire, ma come? Per riaprire, un’azienda deve rispettare tutta una serie di norme, ma deve avere il tempo di organizzarsi, senza considerare il rischio penale legato alla norma Inail che addossa al datore di lavoro la responsabilità in caso di contagio da Covid-19 di un dipendente”.
“C’è un accordo sulle riaperture? Bene – osserva Capobianco -, ma nessuno a oggi sarebbe in grado di mettersi a norma in un giorno. Non sono pronte le aziende e non sono pronti neanche i consumatori: lunedì chi andrebbe in sicurezza a mangiare al ristorante, o dal parrucchiere?”. Il presidente di Conflavoro ricorda che “abbiamo esposto le nostre ragioni ai rappresentanti del governo, spiegando che non era possibile aprire subito. Prima servono aiuti alle aziende, incentivi per adeguarsi alle norme di sicurezza e permettere ai consumatori di riprendere la fiducia nelle relazioni sociali. Per noi si può riaprire quando lo Stato è in grado di assicurare agli imprenditori di poter accogliere le misure di sicurezza, quando si è in grado di fornire, a prezzi contenuti, i dispositivi di protezione personale, quando le aziende saranno in grado di fare fatturato. A oggi non c’è nessuna pianificazione e ci sono comparti che hanno bisogno di diverse attenzioni, perchè le attività produttive non sono tutte uguali”. Inoltre Capobianco fa notare che “una volta che l’azienda apre la saracinesca i costi aumentano e se un’attività, un’azienda non è del tutto pronta c’è il rischio che chiuda il giorno dopo. Se vedo la luce in fondo al tunnel? Per ora non vedo nemmeno l’interruttore”, conclude.
(ITALPRESS).
“C’è un accordo sulle riaperture? Bene – osserva Capobianco -, ma nessuno a oggi sarebbe in grado di mettersi a norma in un giorno. Non sono pronte le aziende e non sono pronti neanche i consumatori: lunedì chi andrebbe in sicurezza a mangiare al ristorante, o dal parrucchiere?”. Il presidente di Conflavoro ricorda che “abbiamo esposto le nostre ragioni ai rappresentanti del governo, spiegando che non era possibile aprire subito. Prima servono aiuti alle aziende, incentivi per adeguarsi alle norme di sicurezza e permettere ai consumatori di riprendere la fiducia nelle relazioni sociali. Per noi si può riaprire quando lo Stato è in grado di assicurare agli imprenditori di poter accogliere le misure di sicurezza, quando si è in grado di fornire, a prezzi contenuti, i dispositivi di protezione personale, quando le aziende saranno in grado di fare fatturato. A oggi non c’è nessuna pianificazione e ci sono comparti che hanno bisogno di diverse attenzioni, perchè le attività produttive non sono tutte uguali”. Inoltre Capobianco fa notare che “una volta che l’azienda apre la saracinesca i costi aumentano e se un’attività, un’azienda non è del tutto pronta c’è il rischio che chiuda il giorno dopo. Se vedo la luce in fondo al tunnel? Per ora non vedo nemmeno l’interruttore”, conclude.
(ITALPRESS).