ROMA (ITALPRESS) – Un welfare “sartoriale” per aiutare le persone in difficoltà economica, andando così a sopperire alle mancanze di uno Stato che non riesce a rispondere a tutte le esigenze delle famiglie che vivono un disagio. Questo il senso del progetto sperimentale Walfare Lab messo in campo dall’Acli di Roma che ha già aiutato 200 famiglie. L’iniziativa è stata presentata a Piazza del Popolo dal presidente nazionale Acli, Roberto Rossini, del presidente delle Acli di Roma, Lidia Borzì, dal presidente nazionale del Patronato Acli, Emiliano Manfredonia, dal ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo, dall’assessore alle Politiche sociali e al Welfare della Regione Lazio, Alessandra Troncarelli, della presidente del Municipio Roma I Centro, Sabrina Alfonsi, e dal presidente dell’Assemblea Capitolina, Marcello De Vito.
Il progetto si occupa di coloro che sono in condizioni di povertà relativa e si propone di creare un sistema di analisi centrato sulla persona, partendo dall’Isee e allargando poi lo sguardo ai bisogni personali consentendo di creare un percorso di multi-intervento per la riconquista della propria dignità attraverso il reinserimento nel mondo del lavoro.
“Abbiamo voluto portare al centro il grido della città, i tanti poveri e chi vive in una quotidianità faticosa – ha detto il presidente dell’Acli Roma, Lidia Borzì -. Oggi lavori e non arrivi a fine mese o come accade alle neo mamme che deve lasciare il lavoro perché non sa a chi lasciare i figli, fasce di cittadini che sono affaticati da un walfare frammentato, un labirinto. Il nostro progetto vuole essere un filo di Arianna che li accompagna. Si è soli e si è anche poveri di tutto”.
“Ci sono state più di 200 famiglie prese in carico con il progetto – ha proseguito – che può portare avanti uno sperimento di walfare innovativo finanziato dal ministero del Lavoro. Tutte le famiglie hanno un comune denominatore: ogni persona è stata assunta nel suo problema complessivo. Questo progetto ci ha aiutato a mettere in piedi un modello inclusivo, che dà risposte a bisogni primari, con politiche attive, aiuta a creare una rete di aggregazione”.
“Ci sono alcuni strumenti come l’Isee che vanno rivisitati – ha concluso la Borzì -. Questa sperimentazione romana ci ha consentito di portare alla ribalta l’importanza di un walfare che sia prioritario. Partire da un modello di walfare sartoriale che parta dal basso, che ascolti i bisogni delle persone, che valuti l’efficacia delle sue politiche. Un walfare incentrato sulla corresponsabilità delle istituzioni sociali perché solo così potremmo costruire una società migliore”.
“La prima intenzione del reddito di cittadinanza è quello di dare un sostegno, contemporaneamente bisogna dare a queste famiglie un percorso di vita che li renda indipendenti, dando servizi, e con l’aiuto dei comuni fare una valutazione del disagio per poi intervenire – ha detto il ministro Catalfo -. Questo lo puoi far con l’aiuto delle associazioni come le Acli e con progetti come walfare lab che consentano alla persona che ha avuto un particolare disagio ed è rimasto indietro di risalire. L’Italia era rimasta indietro sui centri per l’impiego con soli 8 mila addetti, il rafforzamento dice che nell’arco di tre anni le regioni potranno assumere 11.600 operatori che consentiranno a chi è in difficoltà di avere la possibilità di andare nei centri dell’impiego con 20 mila operatori. Abbiamo messo oltre 1 miliardo per le infrastrutture”.
(ITALPRESS).
Il progetto si occupa di coloro che sono in condizioni di povertà relativa e si propone di creare un sistema di analisi centrato sulla persona, partendo dall’Isee e allargando poi lo sguardo ai bisogni personali consentendo di creare un percorso di multi-intervento per la riconquista della propria dignità attraverso il reinserimento nel mondo del lavoro.
“Abbiamo voluto portare al centro il grido della città, i tanti poveri e chi vive in una quotidianità faticosa – ha detto il presidente dell’Acli Roma, Lidia Borzì -. Oggi lavori e non arrivi a fine mese o come accade alle neo mamme che deve lasciare il lavoro perché non sa a chi lasciare i figli, fasce di cittadini che sono affaticati da un walfare frammentato, un labirinto. Il nostro progetto vuole essere un filo di Arianna che li accompagna. Si è soli e si è anche poveri di tutto”.
“Ci sono state più di 200 famiglie prese in carico con il progetto – ha proseguito – che può portare avanti uno sperimento di walfare innovativo finanziato dal ministero del Lavoro. Tutte le famiglie hanno un comune denominatore: ogni persona è stata assunta nel suo problema complessivo. Questo progetto ci ha aiutato a mettere in piedi un modello inclusivo, che dà risposte a bisogni primari, con politiche attive, aiuta a creare una rete di aggregazione”.
“Ci sono alcuni strumenti come l’Isee che vanno rivisitati – ha concluso la Borzì -. Questa sperimentazione romana ci ha consentito di portare alla ribalta l’importanza di un walfare che sia prioritario. Partire da un modello di walfare sartoriale che parta dal basso, che ascolti i bisogni delle persone, che valuti l’efficacia delle sue politiche. Un walfare incentrato sulla corresponsabilità delle istituzioni sociali perché solo così potremmo costruire una società migliore”.
“La prima intenzione del reddito di cittadinanza è quello di dare un sostegno, contemporaneamente bisogna dare a queste famiglie un percorso di vita che li renda indipendenti, dando servizi, e con l’aiuto dei comuni fare una valutazione del disagio per poi intervenire – ha detto il ministro Catalfo -. Questo lo puoi far con l’aiuto delle associazioni come le Acli e con progetti come walfare lab che consentano alla persona che ha avuto un particolare disagio ed è rimasto indietro di risalire. L’Italia era rimasta indietro sui centri per l’impiego con soli 8 mila addetti, il rafforzamento dice che nell’arco di tre anni le regioni potranno assumere 11.600 operatori che consentiranno a chi è in difficoltà di avere la possibilità di andare nei centri dell’impiego con 20 mila operatori. Abbiamo messo oltre 1 miliardo per le infrastrutture”.
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