Peste suina in Germania, Rolfi: “Campanello d’allarme per l’Italia. A rischio il comparto suinicolo”

MILANO – “Questa epidemia si sta spostando pericolosamente. E i cinghiali selvatici sono tra i vettori principali della peste suina africana. La Germania non è dall’altra parte del mondo, bisogna evitare a tutti i costi che la malattia arrivi in Italia. Sarebbe un colpo letale per la suinicoltura lombarda e italiana, già alle prese con difficoltà economiche. Un caso di peste suina africana in Italia comporterebbe il blocco delle esportazioni di prosciutti e più in generale dei prodotti suinicoli. Serve aumentare l’allerta immediatamente”. E’ il commento dell’assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi Fabio Rolfi alla notizia di un caso di peste suina africana in Germania in un cinghiale nel Brandeburgo.

“La totale assenza del governo italiano su un tema cruciale come quello della proliferazione incontrollata della fauna selvatica, cinghiale in primis, preoccupa molto – prosegue Rolfi – Ad oggi non ci sono misure, le iniziative delle Regioni vengono impugnate dal governo e i piani per contenere la fauna selvatica vengono attaccati dalle associazioni pseudoambientaliste che hanno un filo diretto con il ministro dell’Ambiente. Bisogna prevenire una catastrofe economica e non inseguire il problema quando si presenterà” aggiunge l’assessore.

La Lombardia è la prima regione italiana per numero di suini allevati. E’ un settore economico strategico, spesso sotto attacco per motivi ideologici.

Il totale dei suini allevati in Lombardia è di 4.493.125 (52,9% del totale nazionale). La provincia con il maggior numero è Brescia con 1.356.038 suini, seguita da Mantova con 1.190.459. A seguire Cremona 969.149; Lodi 356.688;Bergamo 297.011;Pavia 233.078; Milano 77.929;Lecco 4.269;Monza e Brianza 3.504;Como 2.148;Varese 1.018;Sondrio 1.834