MANTOVA – Al termine della “Settimana Laudato si”, che ha voluto celebrare in tutto il mondo il quinto anniversario dalla pubblicazione dell’enciclica di papa Francesco, il Centro Diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro diretto da Marco Pirovano ha raccolto e pubblicato alcuni pensieri e riflessioni di persone impegnate a vario titolo nella cura della casa comune – donne e uomini, religiosi e laici – che hanno commentato con un tweet un punto dell’enciclica.
Ciascuno di loro ha scelto un paragrafo dell’enciclica (qui sotto evidenziato in grassetto e con il relativo numero). Ecco il risultato con i diversi commenti che saranno pubblicati anche nel numero di domenica prossima de La Cittadella dove saranno proposti anche altri approfondimenti sull’argomento.
3. In questa Enciclica, mi propongo specialmente di entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune.
Papa Francesco si rivolge agli uomini tutti: questo assunto ci deve portare ad unirci in un unico sforzo, senza distinzione di colore e religione, facendo rete con tutte le Organizzazioni che hanno lo stesso fine.
Flavio Aldi, medico veterinario
3. Più di cinquant’anni fa, mentre il mondo vacillava sull’orlo di una crisi ecologica, il santo Papa Giovanni XXIII, scrisse un’Enciclica […] 4. Otto anni dopo la Pacem in terris, nel 1971, il beato Papa Paolo VI si riferì alla problematica ecologica […] 5. San Giovanni Paolo II si è occupato di questo tema […] 6. Il mio predecessore Benedetto XVI ha rinnovato l’invito a «eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell’economia mondiale e di correggere i modelli di crescita che sembrano incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente».
Fin dalle prime pagine è chiarissimo (andando oltre qualche mediocre polemica) che la visione di Francesco sulle dinamiche sociali, economiche ed ecologiche è in grande continuità con tutti i predecessori da Giovanni XXIII a Benedetto XVI “uniti da una stessa preoccupazione”.
Paolo Lomellini, ingegnere, consigliere comunale a Suzzara
23. Il clima è un bene comune, di tutti e per tutti. Esso, a livello globale, è un sistema complesso in relazione con molte condizioni essenziali per la vita umana.
Tutela dei diritti umani e cura dell’ambiente sono facce della stessa medaglia. La pandemia ha evidenziato quanto sia profondo il divario tra persone ricche e povere, anche nel disporre di mezzi per affrontare emergenza e paura. Per cambiare serve un impegno alto e condiviso.
Maria Luisa Cagia, Coordinatrice Uff. Proximis – Associazione Agape onlus
36. La cura degli ecosistemi richiede uno sguardo che vada aldilà dell’immediato, perché quando si cerca solo un profitto economico rapido e facile, a nessuno interessa veramente la loro preservazione. Ma il costo dei danni provocati dall’incuria egoistica è di gran lunga più elevato del beneficio economico che si può ottenere.
Prendersi cura del mondo come di una Casa Comune implica la necessità di partire da noi stessi, del nostro corpo come della nostra psiche e del nostro Spirito orientandoli secondo principi etici che siano sostenibili nel tempo. Non abbiamo altri strumenti che le nostre mani e le scelte (anche politiche) per affermare logiche diverse da quella del profitto rapido e facile.
Guido Corghi, odontoiatra, Roverbella
47. A questo si aggiungono le dinamiche dei media e del mondo digitale, che, quando diventano onnipresenti, non favoriscono lo sviluppo di una capacità di vivere con sapienza, di pensare in profondità, di amare con generosità. […]. Questo ci richiede uno sforzo affinché tali mezzi si traducano in un nuovo sviluppo culturale dell’umanità e non in un deterioramento della sua ricchezza più profonda. La vera sapienza, frutto della riflessione, del dialogo e dell’incontro generoso fra le persone, non si acquisisce con una mera accumulazione di dati.
Oggi sperimentiamo come la comunicazione e l’informazione, a cui non è possibile rinunciare, possano generare disorientamento e confusione. “L’ecologia del pensiero” è la bellezza e la gioia del confronto con l’altro. Custodiamo con coraggio uno sguardo di fiducia sull’umanità, sulla storia e in Dio Padre.
Sr. M. Elisabetta Sepich, Orsoline FMI Verona, servizio pastorale in diocesi
63. Se teniamo conto della complessità della crisi ecologica e delle sue molteplici cause, dovremmo riconoscere che le soluzioni non possono venire da un unico modo di interpretare e trasformare la realtà. È necessario ricorrere anche alle diverse ricchezze culturali dei popoli, all’arte e alla poesia, alla vita interiore e alla spiritualità.
Abbiamo già tra noi genti di culture e religioni diverse. Non siano per noi solo forza lavoro o causa di problemi sociali. Se li ascoltiamo attentamente ci aiuteranno a costruire un mondo migliore. Una società è umana se, per strutturarsi, utilizza le realtà più fragili come metro di valutazione.
Arnaldo De Giuseppe, associazione Solidarietà Educativa – Pegognaga
74. Se Dio ha potuto creare l’universo dal nulla, può anche intervenire in questo mondo e vincere ogni forma di male. Dunque l’ingiustizia non è invincibile.
Spesso ci rassegniamo passivamente ritenendoci impotenti di fronte alle ingiustizie e al male. Invece nei reparti Covid dell’ospedale molte persone in via di guarigione mi hanno detto: “Mi viene data una nuova possibilità. Voglio usarla bene per migliorare me stesso/a e il mondo.”
don Matteo Pinotti, sacerdote, già missionario fidei donum in Etiopia
101. A nulla ci servirà descrivere i sintomi, se non riconosciamo la radice umana della crisi ecologica. Vi è un modo di comprendere la vita e l’azione umana che è deviato e che contraddice la realtà fino al punto di rovinarla. Perché non possiamo fermarci a riflettere su questo? Propongo pertanto di concentrarci sul paradigma tecnocratico dominante e sul posto che vi occupano l’essere umano e la sua azione nel mondo!
Cos’è per noi una “vita normale”? Spesso compiere le nostre azioni quotidiane, senza interrogarci sul loro impatto ambientale. Citando T. Terzani: “con quel che sta succedendo nel mondo la nostra vita non può, non deve essere normale. Di questa normalità dovremmo avere vergogna”
Giovanni Varini, presidente Gruppo di acquisto Solidale MantoGAS
103. La tecnoscienza, ben orientata, è in grado non solo di produrre cose realmente preziose per migliorare la qualità della vita dell’essere umano, a partire dagli oggetti di uso domestico fino ai grandi mezzi di trasporto, ai ponti, agli edifici, agli spazi pubblici.
Tecnologia, scienza e ricerca ci possono presentare alternative sostenibili per l’ambiente (come l’economia circolare) dove la materia prima viene completamente riutilizzata senza finire bruciata per poco calore. Tecnologia, scienza e ricerca possono umanizzare il lavoro riducendo i lavori pesanti e ripetitivi.
Paolo Bordini, impiegato, consigliere comunale a S. Giorgio Bigarello
109. Non si è imparata la lezione della crisi finanziaria mondiale e con molta lentezza si impara quella del deterioramento ambientale.
Questa considerazione è una sintesi efficace su “crisi finanziaria” e “deterioramento ambientale”. Le istituzioni dei singoli paesi e quelli internazionali devono elaborare proposte orientate a processi di crescita e sviluppo che promuovono i bisogni della persona umana.
Marco Bosco, giornalista
112. È possibile, tuttavia, allargare nuovamente lo sguardo, e la libertà umana è capace di limitare la tecnica, di orientarla, e di metterla al servizio di un altro tipo di progresso, più sano, più umano, più sociale e più integrale.
L’umanità che pensavamo invincibile è stata provata. In questo momento difficile della storia, però, Dio ci chiede di non chiuderci ma di allargare lo sguardo… Tutto quello che sappiamo fare possiamo farlo ma in un rapporto di libertà col creato e con gli altri. Osiamo di più!
Luca Campagnoli, seminarista
118. Questa situazione ci conduce ad una schizofrenia permanente, che va dall’esaltazione tecnocratica che non riconosce agli altri esseri un valore proprio, fino alla reazione di negare ogni peculiare valore all’essere umano. Ma non si può prescindere dall’umanità. Non ci sarà una nuova relazione con la natura senza un essere umano nuovo. Non c’è ecologia senza un’adeguata antropologia. Quando la persona umana viene considerata solo un essere in più tra gli altri, che deriva da un gioco del caso o da un determinismo fisico, «si corre il rischio che si affievolisca nelle persone la coscienza della responsabilità»
La vita stessa ci ha mostrato in questo tempo come siano collegate le due realtà. È l’uomo che si deve ritrovare e in queste difficoltà sembra che questo grido sia stato aiutato a emergere con la possibilità di relazioni vissute in modo diverso, con il vedersi davvero tutti uguali e bisognosi gli uni degli altri.
sr Chiara Brunetti, Sorelle di san Francesco, delegata USMI
144. La visione consumistica dell’essere umano, favorita dagli ingranaggi dell’attuale economia globalizzata, tende a rendere omogenee le culture ed a indebolire l’immensa varietà culturale, che è un tesoro dell’umanità…
Trasformare la diversità da ostacolo a ricchezza, soprattutto a livello locale, potrebbe diventare una strada per il bene comune. Piccoli gesti, semplici aperture, cura della relazione per azionare una cultura virtuosa delle differenze di ogni tipo.
Antonella Filippi – Ordine della Sororità Madonna Incoronata di Mantova
147. Per poter parlare di autentico sviluppo, occorrerà verificare che si produca un miglioramento integrale nella qualità della vita umana, e questo implica analizzare lo spazio in cui si svolge l’esistenza delle persone. Gli ambienti in cui viviamo influiscono sul nostro modo di vedere la vita, di sentire e di agire. Al tempo stesso, nella nostra stanza, nella nostra casa, nel nostro luogo di lavoro e nel nostro quartiere facciamo uso dell’ambiente per esprimere la nostra identità. Ci sforziamo di adattarci all’ambiente, e quando esso è disordinato, caotico o saturo di inquinamento visivo e acustico, l’eccesso di stimoli mette alla prova i nostri tentativi di sviluppare un’identità integrata e felice.
Sottolineo l’importanza di un’ecologia della vita quotidiana dove gli ambienti in cui viviamo influiscono sul nostro modo di vedere la vita, di sentire e di agire.
Suor Chiara, Oblate dei poveri, convento del Gradaro
201. La maggior parte degli abitanti del pianeta si dichiarano credenti, e questo dovrebbe spingere le religioni ad entrare in un dialogo tra loro orientato alla cura della natura, alla difesa dei poveri, alla costruzione di una rete di rispetto e di fraternità.
Al tempo del Coronavirus, la fratellanza è il nostro unico rifugio, nonostante la nostra debolezza e le divisioni. Ci sono molte cose buone che possiamo fare. Non è importante come si inizia o dove, ma ciò che è più importante è quando si inizia.
Tamam Aldarwich – padre di famiglia e profugo siriano
217. Se “i deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono divenuti così ampi” (Benedetto XVI) la crisi ecologica è un appello a una profonda conversione interiore.
Né immobilismo, né timore, né diffidenza. E’ il tempo della fuga, materiale e morale, dai “deserti”. Come in una gara, spinta dallo sparo che squarcia l’aria, la partenza raddoppia lo sforzo. Ora dobbiamo bruciare il tempo dell’isolamento, dobbiamo rimuovere le scorie dei condizionamenti verso gli altri e verso noi stessi, dobbiamo rifiutare lo status quo (non in uno solo dei 246 paragrafi della LS Francesco usa il vocabolo ‘conservazione’).
Sergio Genovesi, avvocato, Unione Giuristi Cattolici Italiani