(Adnkronos) – Agevolare l’assunzione di lavoratori del Sud Italia presso aziende del Centro-Nord, permettendo loro di lavorare in smart working dai territori d’origine ed evitare lo spopolamento dei borghi. È l’obiettivo del protocollo d’intesa siglato tra Randstad, primo operatore mondiale nei servizi Hr, e South Working, associazione che studia e promuove il lavoro agile svolto in luoghi distanti dall’azienda, in particolare dal Sud Italia e dalle aree marginalizzate, supportato da Fondazione Con il Sud. E da oggi, inserendo il tag #southworking in fase di registrazione alla piattaforma Randstad.it, è possibile candidarsi per un’offerta di lavoro operando da remoto dal Sud o da piccoli centri. Nella pagina ‘SW® x Aziende’ sul sito southworking.org sarà possibile accedere alla sezione ‘South Working® x Randstad’ nel menù dove si troveranno le procedure per la ricerca degli annunci di lavoro in modalità ‘south working’ offerti dalla rete di aziende afferenti a Randstad.
La collaborazione tra Randstad e South Working prevede, inoltre, la partecipazione al Bando Borghi del ministero della Cultura per promuovere progetti per la rigenerazione, valorizzazione e gestione del patrimonio culturale dei piccoli centri italiani, favorendone il rilancio sociale ed economico.
“A causa delle restrizioni imposte dalla pandemia – dichiara Marco Ceresa, Group Ceo Randstad – e della spinta allo Smart Working, molti italiani hanno lavorato da remoto nei luoghi d’origine, spesso piccoli centri, riscoprendo un ambiente a loro caro, tra territori e persone che avevano lasciato per intraprendere una carriera professionale lontano da casa. Grazie alla partnership con South Working, chiunque svolga una professione compatibile con il lavoro da remoto potrà dare disponibilità per candidarsi a opportunità in tutta Italia operando in smart working dal proprio paese, potendo avere accesso anche a una rete di spazi di coworking. Un progetto figlio dell’impegno di Randstad per attivare un network tra istituzioni, aziende e candidati, con l’obiettivo di favorire l’occupazione nel Sud e nei borghi più isolati del Paese, promuovendone il rilancio attraverso il lavoro”.
“La collaborazione tra South Working e Randstad – afferma Mario Mirabile, vicepresidente esecutivo e fondatore di South Working – è un grande messaggio per il mondo delle aziende e per un futuro sostenibile del lavoro agile in Italia, anche in vista della fine dello stato d’emergenza. È necessario iniziare a pensare alle nuove geografie del lavoro in chiave di sviluppo territoriale sostenibile e a come le aziende e i lavoratori possono contribuire a rendere il nostro Paese un luogo più giusto dove vivere e lavorare, a partire dai ‘presidi di comunità’ e da tutti gli hub diffusi al Sud e nelle aree marginalizzate del territorio nazionale. Quindi, invitiamo tutti coloro che vorranno a seguire le procedure e a registrarsi per iniziare a lavorare in ‘south working’ da dove desiderano”.
Il protocollo è parte del Progetto Coesione, iniziativa di Randstad legata alle attività del Pnrr, che vuole creare nuove modalità di lavoro per promuovere la coesione territoriale e contenere l’emigrazione da sud a nord, che sta causando lo spopolamento dei piccoli borghi del centro/sud Italia e delle aree più remote del nostro Paese. Il Progetto Coesione è sviluppato da Randstad attraverso l’intermediazione e creazione di partnership tra pubblico e privato, la realizzazione di progetti formativi col mondo dell’istruzione e lo scouting di finanziamenti, in modo da agevolare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro in luoghi geografici diversi.
Oltre alla modalità South Working, dedicata a tutte le professioni in grado di lavorare da remoto, il progetto prevede la creazione di strutture dedicate a personale amministrativo e/o informatico: i ‘rural office’, piccoli uffici in aree interne del mezzogiorno con elevati tassi di disoccupazione giovanile, i ‘south hub’ o ‘presidi di comunità’, uffici con più di 15 lavoratori in piccole e medie città del meridione con buoni collegamenti a stazioni e aeroporti.