Aziende pressate da revisione procedure acquisto ma per metà approccio poco strutturato

(Adnkronos) – In contesti ad alta incertezza, le imprese italiane sentono la pressione al cambiamento e alla revisione delle procedure di acquisto, ma l’approccio è ancora poco strutturato per la metà di loro, anche se ci sono alte potenzialità. Sono questi, in sintesi, i risultati emersi nella prima indagine italiana sul procurement, cioè l’approvvigionamento dei materiali indiretti, dal titolo ‘Mantenere il controllo mentre la pressione aumenta’, che è stata presentata oggi a Milano, nel corso di un evento che ha offerto ai partecipanti l’opportunità di commentarne i risultati insieme a Diego Comella, managing director di RS Italia, Fabrizio Santini, presidente di Adaci, l’Associazione italiana acquisti e supply management, ed Emanuela Delbufalo, preside della Facoltà di Economia dell’Università Europea di Roma e professore ordinario di Operations & Supply Chain Management. 

Ottimizzare il numero dei fornitori, gestire le informazioni attraverso nuove modalità, innovare e digitalizzare i processi di comunicazione tra clienti interni e clienti esterni, prestare maggiore attenzione alla sostenibilità: i vantaggi sono molteplici – risparmio di denaro e incremento dell’efficienza nei flussi d’acquisto – ma la strada è disseminata di ostacoli, come evidenzia la survey promossa da RS Italia, marchio commerciale di RS Group, fornitore omnicanale globale di prodotti e servizi a valore aggiunto e Adaci, in collaborazione con l’Università Europea di Roma. 

La ricerca scatta una fotografia del panorama italiano, indagando le prassi più comuni e le criticità condivise in tema di sostenibilità, digitalizzazione, esternalizzazione e gestione dei fornitori da parte delle aziende nazionali. I dati sono stati raccolti tra maggio e agosto 2022 attraverso una survey telematica somministrata al database dei soci Adaci e dei clienti RS, senza alcuna clusterizzazione settoriale né geografica ha portato a 121 risposte validamente raccolte ed elaborate.  

Molte aziende non sono strutturate, e, soprattutto nel caso del procurement di Mro (Maintenance repair and operations), decidono di ingrandire i propri stock o di comprare al bisogno. Di conseguenza, il tasso di acquisti ‘Maverick o off-contract’, ossia al bisogno e in emergenza, è altissimo e produce una falsa percezione di controllo della catena degli acquisti: il 55% dei rispondenti afferma di inviare richieste spot ai fornitori con medio-alta frequenza. In particolare, il 22,6% intende procedere anche ad una razionalizzazione del numero dei fornitori (per semplificare il controllo della spesa ed il monitoraggio delle prestazioni) e il 18,9% dichiara di voler aumentare l’efficienza degli acquisti Mro con nuove procedure operative. 

I risultati evidenziano che le decisioni sui fabbisogni dei materiali indiretti e dell’Mro, ovvero di tutte quelle attività indispensabili a garantire la manutenzione, la riparazione e il corretto funzionamento di attrezzature, macchinari e risorse impiegate all’interno del processo produttivo, sono influenzate da una serie di pressioni competitive. In particolare, pesano: l’ottimizzazione nella gestione del magazzino, la riduzione dei budget operativi e la necessità di rispondere ad esigenze nuove o emergenti. Dalla survey emerge come l’ufficio acquisti subisca la pressione dei clienti interni e non riesca a imporsi per standardizzare i processi, definire le procedure e scegliere i fornitori migliori per l’Mro. 

“Le categorie merceologiche analizzate nell’indagine tagliano trasversalmente molteplici settori industriali e di servizi e la tipologia di acquisti Mro – osserva Emanuela Delbufalo, preside della Facoltà di Economia dell’Università Europea di Roma e professore ordinario di Operations & Supply Chain Management – è analizzata attraverso molteplici prospettive, utili a definire trend e best practice ma anche criticità e vulnerabilità condivise. Dai risultati emerge un quadro complesso e articolato di fabbisogni e metodologie con, in controluce, la complessità del fenomeno e l’impatto che l’incertezza gioca sulla sua evoluzione. La ricerca fotografa distintamente il ruolo strategico dei processi di approvvigionamento per la competitività aziendale”. 

“La pandemia di Covid-19 – spiega Comella – ha ridisegnato le logiche di approvvigionamento e di scambio su base globale, spingendo le imprese, incluse quelle italiane, ad abbracciare un cambiamento trasversale. Il ruolo dei professionisti del procurement è diventato centrale: un maggiore controllo delle comunicazioni con gli interlocutori interni ed esterni all’azienda e una migliore quantificazione dei fabbisogni Mro sono elementi indispensabili per garantire l’efficienza dell’intero processo”.  

“Durante gli ultimi tre anni – commenta Santini – si è assistito alla tempesta perfetta dove, di fronte ad aumenti stratosferici del costo delle materie prime e a problemi distributivi ed all’incertezza delle previsioni di mercato, si è compreso che per le risorse umane impiegate in azienda erano necessarie specializzazioni adatte alle nuove ed inaspettate esigenze. Tra le tante difficoltà, dal reperimento della merce al monitoraggio della catena di approvvigionamento, dalla gestione degli inventari alla soddisfazione delle aspettative dei clienti, è mancata, in particolare, la capacità aziendale di prevedere e gestire gli imprevisti reagendo in tempi e modi adeguati alla propria salvaguardia del business”. 

Guardando già al futuro Comella osserva: “L’inflazione, l’aumento dei costi e l’identificazione dei fattori di rischio nelle catene di fornitura saranno le sfide da superare. Sono certo che i risultati della prossima edizione di questa ricerca testimonieranno il successo del nostro impegno”. 

(Adnkronos)