Ferrarini: rsu, in piazza della Scala perché preoccupati per futuro

“Siamo la maggioranza delle rsu aziendali dell’azienda Ferrarini spa di Reggio Emilia. Perché manifestiamo? Perché siamo preoccupati per il nostro futuro”. Ha iniziato così il suo intervento il rappresentante dei lavoratori del Gruppo Ferrarini Stefano Migli oggi nel corso della manifestazione in piazza della Scala a Milano. “La nostra azienda – ha detto Migli – è in concordato preventivo da luglio 2018, e l’iter concordatario finora è stato particolarmente travagliato a causa delle azioni di disturbo create da elementi/società esterne. Nonostante tutto questo l’azienda lavora a pieno ritmo ed è assolutamente in attivo, ben oltre le aspettative descritte nel piano concordatario”. 

“Come lavoratori in questi anni – ha spiegato – non abbiamo avuto problemi e non abbiamo mai fatto un giorno di cassa integrazione. In particolare, tornando agli elementi di disturbo dovete sapere che il primo oppositore della buona riuscita del nostro piano di salvataggio si chiama Banca Intesa. Da tre anni, in modo diretto o indiretto, attacca la nostra azienda con ricorsi in tribunale, alla corte di Cassazione, etc… e tutto ciò che ha portato a casa è stato solo ritardare tutto l’iter concordatario e l’adunanza dei creditori fissata ora per maggio 2022”. “Ora – ha sottolineato – tutti noi dipendenti siamo da un lato sereni perché vediamo il piano andare avanti e l’azienda funzionare a gonfie vele, ma siamo anche preoccupati perché il 14 dicembre la sede produttiva della nostra azienda (la villa di Rivaltella) andrà all’asta. Guarda caso l’unico soggetto richiedente l’asta ad oggi è la sola Banca Intesa (e per questo siamo ancora più preoccupati)”. 

“Abbiamo scritto più volte via Pec – ha ricordato – all’amministratore delegato di Banca Intesa a firma della maggioranza delle rsu aziendali per essere convocati per un incontro per spiegare le nostre ragioni, ed anche per spiegare che siamo molto perplessi che Banca Intesa, istituto che annovera tra le proprie ‘mission’ la responsabilità sociale del territorio, non tenga in considerazione che la richiesta dell’asta abbia come conseguenza l’arresto occupazionale di 215 persone che lavorano nella nostra sede”. “Visto l’approccio – ha ribadito Migli – che la Banca ha tenuto finora, e prendendo atto che la risposta ricevuta d è di natura del tutto insoddisfacente anzi esacerbante i nostri dubbi e preoccupazioni, la nostra intenzione (della assoluta maggioranza dei dipendenti) è quella di fare sentire la nostra voce con una manifestazione pacifica nella piena legalità nelle zone adiacenti la sede di Banca Intesa”. 

(Adnkronos)