(Adnkronos) – “Abbiamo chiuso in fretta e furia la nostra sede a Kiev ma il problema vero ce lo hanno le persone che sono rimaste lì, anche i nostri collaboratori ucraini che lavoravano per noi, una decina di persone, a cui va costantemente il mio pensiero. I due dipendenti italiani sono rientrati ieri, dopo un viaggio durato 5 giorni. Erano partiti infatti giovedì mattina da Kiev, poi dopo ore di fila per uscire dall’Ucraina, sono riusciti ad arrivare in Romania e, da lì, a casa”. Così Claudio Balestri, presidente dell’azienda romagnola di pitture ecologiche Oikos, ad Adnkronos/Labitalia.
A Kiev Oikos non ha uno stabilimento di produzione ma, precisa Balestri, “un magazzino e un punto vendita: negli anni addietro il giro di affari era anche più grande, poi con la svalutazione della loro moneta si è un po’ ridotto. Ma siamo comunque sul valore di 600 mila euro di prodotto venduto qui verso Kiev e bisogna calcolare che un litro della nostra vernice serve per molti metri quadrati, quindi la copertura sul territorio è ampia e il nostro brand è piuttosto noto”.
Balestri è stato uno dei primi imprenditori italiani a sbarcare in Ucraina: “Sono andato a Kiev per la prima volta nel 1994 -ricorda- e non c’era nemmeno l’acqua calda negli hotel, di italiani non c’era praticamente nessuno”.
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Il primo pensiero va alle persone che sono rimaste: la nostra direttrice è una ragazza, ora volontaria, che porta cibo ai soldati e prepara le molotov. Mi scrive in italiano usando il traduttore e quando le ho chiesto se aveva paura mi ha detto: ‘No. La paura c’era i primi due giorni ora c’è solo la voglia di vincere’. Abbiamo assicurato a tutti -spiega il presidente della Oikos- il sostegno e ogni appoggio per venire qui in Italia, ma in questo momento tra gli ucraini vince l’orgoglio e questo va rispettato”. Balestri è in contatto però con associazioni ed enti regionali per assistere chi arriva, soprattutto donne e bambini.
Dal punto di vista strettamente imprenditoriale, la guerra ha fatto saltare progetti di allargamento. “La settimana prima che scoppiasse la guerra, eravamo lì a discutere proprio i piani di crescita in Ucraina. E sappiamo che forti ripercussioni economiche ci saranno anche qui in Italia perchè abbiamo molti rapporti commerciali con la Russia, che è uno dei nostri principali mercati”, dice.
“Fra Russia Bielorussia e Ucraina facevamo 2,5 milioni di fatturato. Qualche ordine dalla Russia ancora c’è perché noi non siamo tra le categorie merceologiche sottoposte ad embargo e sanzioni, ma la forte svalutazione dell’euro e il congelamento delle riserve in euro o dollari da parte della Banca Centrale, alla fine abbatteranno di parecchio anche gli ordini russi”, conclude l’imprenditore. (di Mariangela Pani)