InfoJobs: fra ambizioni, gerghi e inglesismi guida al restyling del curriculum

Archiviata la pausa estiva, settembre è tempo di buoni propositi e remise en forme. Non solo palestra, alimentazione e nuovo look, anche il nostro profilo professionale ha bisogno di avere un aspetto più fresco e attuale in vista del nuovo anno. Perché allora non rivedere il proprio cv nelle competenze, nelle esperienze, nello stile e nella forma? Per essere pronti a ripartire con slancio alla ricerca del prossimo lavoro, ma anche per non farsi trovare impreparati qualora dovesse presentarsi una nuova opportunità. 

InfoJobs, la piattaforma leader in Italia per la ricerca di lavoro online, ha raccolto alcuni consigli ed evidenziato alcuni errori da non commettere per un curriculum a prova di hr, che possa aiutare ad emergere nella selezione. Il curriculum infatti è il nostro primo biglietto da visita ed è importante che ci rappresenti al meglio, non solo quando lo inviamo alle aziende in risposta a un’offerta di lavoro, ma anche in caso di ricerca proattiva da parte delle aziende. Ecco perché il primo suggerimento è quello di avere un curriculum per candidarsi a una delle 57.000 offerte live oggi su InfoJobs, ma anche un profilo in database per poter essere trovati dalle 6.350 aziende che quest’anno hanno preferito cercare il loro candidato ideale tra quelli presenti in piattaforma. 

Vediamo quindi i suggerimenti su cosa inserire e cosa evitare in un profilo professionale da presentare ai futuri selezionatori, nella top 5. Si parte su cosa indicare in un curriculum. – Esperienze aggiornate: di cosa ci stiamo occupando ora? Stiamo lavorando o facendo un corso? Svolgiamo un’attività nel tempo libero che ci ha fatto sviluppare competenze relazionali? Il nostro interlocutore ha necessità di tutte le informazioni aggiornate su di noi, un profilo non aggiornato è poco attrattivo perché denota scarsi interesse e cura. 

– Hard e soft skills in evidenza: abbiamo tutte le competenze richieste dall’offerta? Facciamolo sapere, magari utilizzando le stesse parole e linguaggio presenti nell’offerta, per una corrispondenza al 100% tra noi e le richieste dell’azienda. 

– Lettera di accompagnamento, quando usarla: coraggio! Anche se non possediamo tutte le competenze richieste dall’offerta, ma secondo noi quello per cui ci proponiamo è davvero il lavoro dei sogni, diciamolo. Raccontiamo perché, nonostante tutto, siamo la persona giusta per quel posto, magari portando degli esempi concreti in merito alle competenze trasversali e obiettivi raggiunti in precedenza e utili per il ruolo. Usiamo la lettera di accompagnamento per valorizzarci e per farci conoscere, inserendo ciò che non trova spazio nel cv ma è fondamentale per il selezionatore, ad esempio la nostra disponibilità a lavorare part time o da remoto. 

– Percorso di crescita: siamo ambiziosi? Allora facciamolo capire! Costruiamo il cv per valorizzare il percorso fatto e aiutiamo il nostro interlocutore a capire qual è il percorso di crescita desiderato per il futuro. È importante capire se quel posto fa davvero per noi, non solo convincere il selezionatore che noi siamo fatti per lui. 

– Dettagli e valore del lavoro attuale: è importante raccontare il proprio lavoro, con termini specifici e dettagli che ne facciano capire il valore, senza dilungarsi troppo e magari con esempi specifici che aiutino a descrivere noi stessi in quel ruolo e il valore aggiunto che abbiamo portato.  

Cosa invece evitare in un curriculum? – Vuoti temporali: può capitare di avere un periodo non lavorativo o in cui non ci siamo dedicati a uno studio continuativo. Nella maggior parte dei casi abbiamo però svolto attività, talvolta utili anche per la posizione per la quale ci stiamo candidando: facciamolo sapere.  

– Profilo standard: il curriculum è uno, ma possiamo raccontare il nostro percorso ogni volta in modo diverso, adattando la descrizione di esperienze e competenze in base al ruolo per il quale ci si propone. Personalizzazione è la parola chiave, per raccontarci nella giusta prospettiva e convincere il selezionatore che ci teniamo davvero a quel lavoro. 

– Essere troppo prolissi o troppo sintetici: nel primo caso si corre il rischio di dilungarsi in particolari poco funzionali che possono annoiare, nel secondo di non essere chiari e troppo criptici. Diciamo quello che serve in maniera chiara e completa, cercando di essere specifici ma comprensibili.  

– Lodarsi: ottimo essere sicuri di sé, ma attenzione a non cadere nella supponenza. Perché c’è sempre modo di crescere anche nello stesso settore: la voglia di imparare è ben vista dai selezionatori! 

– Espressioni gergali e inutili inglesismi: il nostro modo di scrivere è importante. Rispettiamo le regole della lingua scelta per presentarci, senza incorrere in espressioni troppo informali o usare inglesismi a sproposito. 

(Adnkronos)