Anticoncezionali per gli uomini, ecco un possibile nuovo approccio

(Adnkronos) – La terapia anticoncezionale è per molte coppie una necessità. Laddove non ci sia un desiderio di genitorialità, o qualora questo desiderio sia già stato sufficientemente esaudito, la terapia anticoncezionale consente un approccio alla sessualità privo del rischio di (ulteriori) gravidanze indesiderate. Finora, le terapie anticoncezionali hanno prevalentemente interessato il sesso femminile: le terapie estroprogestiniche, le cosiddette “pillole”, trovano ampio uso anche come contraccettivo orale in diverse fasce d’età. Negli ultimi decenni c’è stato tuttavia un crescente interesse nei confronti di terapie rivolte alla popolazione maschile: queste terapie, se di comprovata efficacia, potrebbero consentire un accesso alla contraccezione anche nelle coppie dove la terapia estroprogestinica è controindicata. Le sperimentazioni condotte negli ultimi anni hanno identificato diversi possibili meccanismi d’azione e diversi farmaci da utilizzare: tuttavia, i farmaci sperimentati sono stati presto abbandonati, qualcuno per la presenza di effetti collaterali, qualcuno per la scarsa efficacia, qualcuno per la necessità di lunghi tempi di somministrazione prima del raggiungimento dell’azione desiderata. 

 

Pertanto, non stupisce che la commercializzazione di un tanto ambito “pillolo” (nell’accezione colloquiale di “pillola maschile”) finora non sia avvenuta. Tuttavia, alcuni ricercatori del Dipartimento di Farmacologia della Weill Cornell Medicine di New York hanno dimostrato la capacità di bloccare temporaneamente la motilità degli spermatozoi mediante la somministrazione di una terapia a base di un inibitore dell’adenilato-ciclasi. Per la prima volta è stata dimostrata la possibilità di agire con un trattamento non-ormonale per ostacolare la fertilità maschile, con un’azione rapida e temporanea tanto da consentirne un uso a richiesta: si tratta tuttavia di uno studio condotto in modelli animali (in particolare, nel topo), ma potenzialmente estremamente innovativo e potenzialmente in grado di cambiare l’approccio clinico alla contraccezione. 

 

Vale la pena sottolineare, tuttavia, che questo metodo contraccettivo, analogamente alle “pillole” attualmente in uso nella popolazione femminile, non consente di proteggere dal rischio di infezioni a trasmissione sessuale. Gli esperti Siams ricordano tuttavia che alcune di queste infezioni rappresentano un potenziale rischio per la salute sessuale e generale: è il caso dell’HIV, ad esempio, ma in maniera molto più silenziosa anche di altre infezioni a carattere più “silente”, come l’infezione da papillomavirus (HPV), che in alcuni casi può portare all’insorgenza di patologie molto gravi, come il cancro della cervice uterina. Pertanto, sebbene sia utile ampliare il ventaglio delle possibilità terapeutiche in materia di contraccezione, è comunque fondamentale non sottovalutare l’uso del preservativo nei rapporti occasionali o a rischio. 

(Adnkronos)