Consulcesi Onlus in Eritrea: “Per non morire anche di insufficienza renale”

A causa di una politica di rifiuto degli aiuti internazionali per fronteggiare l’emergenza sanitaria da Covid-19, l’Eritrea si trova ad essere l’unico Paese del continente africano a non aver avviato una campagna di vaccinazione contro il Covid. La mancanza di vaccini e le conseguenze numerose morti per infezioni da coronavirus preoccupano le autorità sanitarie che devono fare i conti con gravi carenze strutturali. Ma in Africa non si muore di solo Covid e per i pazienti nefrologici ci sono buone notizie. Tra luglio e agosto, nella missione estiva 2021 dell’associazione l’Associazione Medici Volontari (As.Me.V.) Consulcesi Onlus – riferisce una nota – ha supportato l’installazione di tre nuove apparecchiature per la dialisi ad Alta Efficienza (Hdf).  

Diventano ben 5 quindi le macchine di ultima generazione e da oggi, i medici possono pensare di poter effettuare in maniera strutturata terapie dialitiche cosiddette ad alta efficienza. Sempre grazie al contributo di Consulcesi, il 3 dicembre 2019 è stata effettuata la prima dialisi ad Alta Efficienza su un paziente in Eritrea e la Onlus ha finanziato in passato la costruzione di tre centri dialisi attivi all’Orotta Hospital e al Sembel Hospital, con 8 posti reni l’uno e 30 macchine, ed un terzo centro con 4 posti. 

Consulcesi Onlus ha salvato negli anni migliaia di pazienti nefrologici in Eritrea, grazie ad un’azione di cooperazione internazionale e di rapporti con le istituzioni sanitarie intessuti in oltre 15 anni di attività dall’Associazione Medici Volontari Calabria e all’incessante attività di volontariato del nefrologo Roberto Pititto e del suo team. 

Le nefropatie, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), insieme a malattie come ipertensione, diabete, cardiopatie sono responsabili del 60% dei decessi nei Paesi sviluppati e dell’80% in quelli in via di sviluppo. 

Dal 2005 As.Me.V. – supportata da Consulcesi Onlus – è in contatto con il ministro della salute locale eritreo. Prima dell’aiuto dei nefrologi italiani, in Eritrea non esistevano centri di dialisi e la gente moriva o era costretta ad emigrare in altri Paesi. In Eritrea, si stima che i pazienti nefropatici siano 1 ogni 1000 abitanti e quindi circa tremila pazienti. I centri di dialisi sono riusciti a trattare centinaia di pazienti cronici dializzati e tantissimi acuti, ormai guariti, ma tanti sono ancora senza cure.  

Da quel primo incontro nasce il programma di aiuto per istituire la dialisi pubblica e gratuita e trasportare i primi macchinari, che grazie agli aiuti umanitari di Consulcesi Onlus, diventano nel tempo più strutturati. Il progetto portato avanti dal dottor Pititto prevede un programma di educazione continua in medicina che ha formato decine di medici e infermieri locali ad utilizzare le sofisticate apparecchiature per emodialisi e la manutenzione e riparazione dei reni artificiali. 

(Adnkronos)