(Adnkronos) – Da 10 giorni è possibile richiedere una visita specialistica per le malattie tropicali e il vaccino contro la Dengue all’Inmi Spallanzani di Roma
. “Nei primi giorni sono arrivati tanti cittadini che volevano delle risposte a domande o a curiosità su una malattia che è ancora vista come esotica. Un dato positivo però perché vuol dire che le persone si vogliono informare da fonti autorevoli, poi con il passare dei giorni sono arrivati persone con infezioni precedenti o con lunghe permanenze in area endemica come turisti, missionari, lavoratori di multinazionali, funzionari di ambasciate che devono recarsi nelle Americhe, soprattutto Sud America dove la Dengue sta diventando una emergenza. Siamo arrivati a fare 10 visite al giorno, con il 70-80% di vaccinazioni e abbiamo anche identificato giornate aggiuntive per rispondere a tutti”. A fare il punto per l’Adnkronos Salute è Emanuele Nicastri, direttore dell’unità di Malattie infettive ad alta intensità di cura dell’Inmi Spallanzani di Roma.
I criteri stabiliti dall’Oms per la vaccinazione anti-Degue “prevedono la raccomandazione per chi ha già avuto una infezione e per chi ha in programma un soggiorno prolungato nei paesi dove è endemica – chiarisce Nicastri – Ho ricevuto tante mail in cui mi si chiedeva informazione sul vaccino, ricordo che sono due dosi a distanza di 90 giorni. Quindi per chi deve partire per un viaggio c’è tutto il tempo per organizzarsi”.
Per quanto riguarda lo scenario dei prossimi mesi per la Dengue in Italia? “Eravamo abituati a vedere picchi della malattia ogni 3-4 anni, mentre oggi la situazione sta cambiando – risponde Nicastri – Basta vedere quello che sta accadendo nelle Americhe, dove nei primi mesi del 2024 sono stati registrati 1,5 mln di casi con un quasi 200% in più rispetto al 2023. E’ inevitabile un impatto anche sull’Europa – avverte – già nei primi mesi del 2024. Come riferito in una informativa del ministro della Salute sono stati registrati 48 casi importati in Italia”.
“Davanti abbiamo tre scenari: il primo, purtroppo il meno probabile, è che non ci saranno casi in Italia o pochi d’importazione e quindi sarà rispettata la ciclicità che conosciamo; il secondo scenario è quello dello scorso anno con introduzioni sporadiche su cui alzare il livello di attenzione organizzando corsi di formazioni con medici famiglia, pediatri di libera scelta e medici specialisti di pronto soccorso e geolocalizzando i casi come bene hanno fatto Regione Lazio, il Servizio di epidemiologia regionale e la Asl Roma 1 per contenere il focolaio nel 2023. Il terzo – conclude – è chiaramente quello più pesante e meno probabile, con più casi e focali autoctoni, ma siamo pronti anche per questo. Inoltre abbiamo a disposizione un vaccino che funziona”.