Lupus, anticorpo monoclonale protegge reni da complicanze malattia

(Adnkronos) – Circa 4 pazienti su 10 già entro 2 anni dalla diagnosi di Lupus eritematoso sistemico (Les) soffrono di complicanze renali legate alla patologia, ma se ne accorgono quando ormai è troppo tardi perché il rene soffre in silenzio. Niente sintomi né segnali della malattia che viene alla luce con un esame delle urine. Per questi pazienti in Italia è disponibile una medicina di precisione: belimumab, un anticorpo monoclonale sviluppato da Gsk, i cui dati clinici denotano un elevato profilo di efficacia e sicurezza e che lo specialista può impiegare in base alle caratteristiche e alle necessità del paziente. Belimumab, con questa nuova indicazione – si legge in una nota di Gsk – si conferma come una vera e propria rivoluzione nel trattamento del Les: oltre ad essere stato il primo farmaco a rendersi disponibile per questa patologia dopo 50 anni di sostanziale assenza di terapie specifiche per il lupus, oggi rappresenta anche il primo monoclonale che può essere somministrato in caso di nefrite lupica.  

Si tratta del capostipite di una nuova classe di farmaci, gli inibitori BLyS-specifici – ricorda l’azienda – Viene somministrato attraverso infusione endovenosa lenta oppure formulazione sottocute ed è prodotto per tutto il mondo nello stabilimento Gsk di Parma, centro di eccellenza mondiale per la produzione di antivirali e anticorpi monoclonali, che produce anche sotrovimab per il trattamento della malattia da Sars-CoV-2. La nuova indicazione al trattamento con belimumab per la nefrite lupica – dettaglia la nota – nasce da una serie di studi e in particolare dai risultati dello studio Bliss-Ln (Efficacy and Safety of Belimumab in Adult Patients with Active Lupus Nephritis). Il trial clinico, il più lungo e ampio studio di fase III sulla nefrite lupica attiva, ha coinvolto 448 pazienti adulti e ha evidenziato come, nell’arco di 2 anni, belimumab aggiunto alla terapia standard ha aumentato i tassi di risposta renale positiva alle terapie e ha contribuito a prevenire il peggioramento della malattia renale nei pazienti con nefrite lupica attiva rispetto alla sola terapia standard.  

“La glomerulonefrite lupica è la forma più diffusa e grave dell’interessamento renale della patologia, presente in oltre 40% dei pazienti – afferma Stefano Bianchi, presidente Società italiana di nefrologia (Sin) – Nella metà di loro può avere conseguenze gravi ed essere causa di insufficienza renale, con possibile evoluzione verso la dialisi o addirittura il trapianto. Riconoscere prima possibile questa condizione è fondamentale per giungere a trattamenti mirati nefroprotettivi, nell’interesse del paziente”. Come se non bastasse, va detto che questa condizione spesso è silente da un punto di vista soggettivo e pertanto deve sempre essere ricercata, fin dal momento della diagnosi di Les. “Per questo è necessario che reumatologo e nefrologo – sottolinea Gian Domenico Sebastiani, presidente Società italiana di reumatologia (Sir) – gestiscano assieme il paziente con Les e che questa presa in carico avvenga per quanto possibile in centri di eccellenza, che seguono numerosi pazienti e hanno esperienza e conoscenza per gestire al meglio le opportunità di cura e l’accesso all’innovazione, rappresentata da farmaci come belimumab”.  

“Belimumab, con l’indicazione per la nefrite lupica, rappresenta oggi una novità importante per i pazienti – dichiara Barbara Grassi, direttore medico di Gsk – Offrire risposte ai bisogni non soddisfatti dei malati, come avviene per la malattia renale legata al Les, è l’obiettivo primo della nostra ricerca. Belimumab ha dimostrato nella vita reale quanto può essere importante assicurare un trattamento mirato e precoce per questa patologia così da prevenire o rallentare il danno d’organo. Continueremo a impegnarci per offrire risposte innovative ai pazienti, con un’apertura per il futuro nell’area della nefrologia, dove esistono importanti richieste non soddisfatte da parte dei malati e delle loro famiglie”.  

La disponibilità di un farmaco espressamente studiato per i pazienti con nefrite lupica, che ha già dimostrato un valido profilo di sicurezza e tollerabilità nell’impiego per il Les – rimarca la nota – rappresenta un passo avanti importante sia per gli specialisti che per i pazienti. E può rivelarsi un’importante opportunità per chi soffre della malattia ed i caregiver.  

“La disponibilità dei farmaci biologici per il trattamento del lupus e in particolare per la nefrite lupica rende ancora più fondamentale la gestione e la presa in carico multidisciplinare per i pazienti – conclude Rosa Pelissero, presidente del Gruppo Les – che hanno diritto a un inquadramento precoce della patologia e a una diagnosi precisa del coinvolgimento dell’organismo per poi poter avere il trattamento più appropriato. Questa è una richiesta fondamentale che i malati di lupus e le loro famiglie pongono alle istituzioni sanitarie e scientifiche: il trattamento presso centri di eccellenza, in cui reumatologo e nefrologo lavorano insieme e con altri specialisti, rappresenta la modalità più efficace per una gestione ottimale della patologia”.  

(Adnkronos)