(Adnkronos) – “Lo scorso anno abbiamo lavorato con tanti altri colleghi al processo di Hta (Health Technology Assessment – valutazione delle tecnologie sanitarie) sullo scompenso cardiaco nella regione Marche. Un’esperienza entusiasmante. Poter rivalutare e analizzare quanto di nuovo in termini di terapia medica, organizzazione, device si sia sviluppato intorno al paziente con scompenso cardiaco nel mondo negli ultimi anni, è molto formativo. L’Hta dovrebbe essere un programma permanente e in continua evoluzione. Proprio partendo dallo stimolo che l’iniziativa ha generato e dalla relativa pubblicazione, insieme a colleghi con cui condividiamo passione lavorativa e voglia di miglioramento, abbiamo dato seguito a tale impegno, cercando di strutturare una ‘rete per lo scompenso cardiaco avanzato'”. Così Marco Marini e Ilaria Battistoni, cardiologi dell’Unità di terapia intensiva cardiologica degli Ospedali Riuniti di Ancona in un editoriale pubblicato su Alleati per la Salute, il portale dedicato all’informazione medico-scientifica realizzato da Novartis.
I pazienti con scompenso cardiaco avanzato, “pur essendo una minoranza dei pazienti scompensati, sono quelli più gravi e che assorbono la maggiore ‘spesa tecnologica’ – scrivono i due clinici – Sono i pazienti che possono essere candidati a trapianto cardiaco o, se quest’ultimo è controindicato (per età avanzata o comorbidità), a terapie avanzate quali Lvad (Left ventricular assistence device), mitral-clip o ad esempio ablazioni di aritmie ventricolari complesse. In ogni caso, tutte queste terapie richiedono un’attenta valutazione e devono essere proposte ed eseguite in un “timing di malattia” ben preciso, perché il rischio di futilità è molto elevato”.
“Tutti i rappresentanti delle cardiologie marchigiane (in alcuni casi più di un rappresentante) ed anche di alcune cardiologie extraregionali (Abruzzo e Umbria) che si occupano di scompenso cardiaco nelle loro rispettive strutture – spiegano ancora Marini e Battistoni – sono stati invitati a un tavolo di lavoro in cui abbiamo iniziato a condividere criteri di selezione e di co-gestione tra centri Spoke e centro Hub. L’unico ospedale Hub in grado di fornire a tali pazienti tutte le opzioni terapeutiche esistenti (tranne il trapianto cardiaco per il quale c’è un programma condiviso con centri trapianto del nord italic transplantation) nella regione Marche è l’Aou Ospedali Riuniti di Ancona e pertanto, per ovviare il rischio di un sovraffollamento da una parte e di un ritardo terapeutico dall’altra, è stato necessario istituire un percorso di valutazione multidisciplinare che coinvolgesse il cardiologo curante, il cardiologo esperto di scompenso cardiaco, il cardiologo intensivista, il cardiochirurgo, l’emodinamista, il cardioanestesista”.
“Abbiamo condiviso tanti aspetti – ricordano i due cardiologi – dal metodo di riferimento del paziente (attraverso canali mail dedicati piuttosto che numeri di telefono), a quali esami diagnostici rappresentano il “minimal data set” che un centro Spoke deve fornire al centro Hub. Allo stesso modo ci si è accordati sul tipo di follow-up che alcuni pazienti devono fare nel proprio ospedale di riferimento piuttosto che nel centro Hub a cui vengono riferiti. L’esperienza ha generato tre risposte fondamentali: ha formalizzato una rete efficace dal punto di vista operativo; ha armonizzato un gruppo di professionisti nella gestione di pazienti estremamente complessi; ha indirettamente fornito al paziente con scompenso cardiaco avanzato un percorso di diagnosi e cure ottimale indipendentemente dal comune o provincia di residenza. Dopo questi incontri (3 volte in 3 pomeriggi infrasettimanali a cadenza mensile) da noi coordinati ci siamo lasciati riproponendoci nuove occasioni per l’anno in corso, con l’intento di rivedere quanto già creato, revisionando il processo e cercando di ottimizzarlo attraverso l’analisi di casi specifici e di tutto il percorso di cura”, concludono.
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