Bce, l’autonomia va difesa ma la banca centrale può sbagliare

(Adnkronos) – Quando la politica si mette contro le istituzioni economiche, il problema sono sempre gli interessi di parte. Nel caso del governo italiano e della Bce, gli interessi sono diversi, perché la politica economica e quella monetaria possono avere esigenze che non coincidono. Ma gli interessi diversi alla fine devono convergere, perché la Bce ha interesse che l’Italia non crei problemi alla stabilità dell’area Euro e perché l’Italia ha interesse che la Bce offra l’ombrello che le serve per avere un rapporto sereno con i mercati.  

Servono però due punti fermi. L’autonomia della banca centrale deve restare un dogma, e non ci devono essere interferenze nell’esercizio del suo mandato. Questo, però, non vuol dire che la Bce non possa sbagliare, che sia infallibile, e che non sia possibile sostenere che la politica monetaria debba avere un maggiore riguardo delle esigenze complessive dell’economia europea.  

L’equlibrio sottile che deve tenere insieme il rispetto dell’autonomia e il diritto di esprimere dubbi su una scelta piuttosto che su un’altra, si tiene con il rispetto dei propri ruoli e, soprattutto, con il rispetto delle regole che sono scritte nei Trattati, che descrivono con chiarezza il mandato, i poteri e gli strumenti della banca centrale, anche in relazione al rapporto con i singoli Stati membri.  

Il sistema regge se ognuno fa la sua parte e se il dialogo funziona. La Bce esercita i suoi poteri e usa gli strumenti che ha a disposizione nell’esercizio del suo mandato. Usa le sue raccomandazioni e contribuisce a vigilare sul funzionamento del sistema. Il governo fa la sua politica economica, tenendo conto che l’andamento dei mercati è profondamente influenzato anche dalla reputazione e dalla fiducia degli investitori. Tutte e due le parti possono fare bene, o male, il proprio mestiere. La politica monetaria può essere efficace, e capace di tenere insieme la riduzione dell’inflazione con il sostegno alla crescita, oppure può sbagliare scelte e comunicazione, come è avvenuto più volte nella gestione di Christine Lagarde. La politica economica può utilizzare gli spazi di manovra che ci sono, oppure chiudersi in difesa e favorire uno scontro che non serve a nessuno. (di Fabio Insenga)  

(Adnkronos)