Bruce Willis si ritira per malattia: cos’è l’afasia

(Adnkronos) – Bruce Willis, 67 anni, chiude la carriera per una malattia: l’attore è affetto da afasia. La famiglia della star annuncia il passo indietro di Willis: la patologia condiziona le attività cognitive. La vicenda dell’attore accende i riflettori sull’afasia. La patologia, spiega in particolare il Gruppo San Donato dal proprio sito, è un disturbo acquisito del linguaggio che ne compromette l’uso quotidiano. Solo il trattamento logopedico è al momento in grado di curare questa patologia.  

“L’afasia è un disturbo che riguarda una delle funzioni più caratterizzanti dell’essere umano, cioè il linguaggio che, per definizione, è una delle più elevate capacità umane, perché permette di veicolare e scambiare informazioni, permettendo la creazione del pensiero, distinguendoci dagli altri esseri Viventi”, spiega la professoressa Cecilia Perin, Responsabile dell’Unità Operativa Clinicizzata di Riabilitazione Specialistica delle Gravi Cerebrolesioni presso gli Istituti Clinici Zucchi di Carate Brianza. 

L’afasia viene normalmente considerata un ‘disturbo acquisito’, conseguente alla perdita di una funzione appresa che si caratterizza per l’incapacità di articolare e comprendere le parole. “Una persona affetta da afasia non capisce quello che viene detto e non riesce a produrre frasi di senso compiuto tali da permettere la comunicazione. Inoltre, non è capace di leggere, di scrivere e di fare i calcoli, in quanto la scrittura e le capacità aritmetiche sono connesse con la funzione del linguaggio”, continua la professoressa Cecilia Perin.  

“Le cause sono variabili, in primis l’Ictus e il trauma cranico; in questi casi improvvisamente non si è più in grado di capire e di parlare; altre cause sono i tumori cerebrali e qui gli esordi sono subacuti. Infine, esistono gli episodi progressivi come nelle malattie degenerative”, aggiunge la specialista.  

L’afasia è stata studiata particolarmente alla fine dell’800 dal neurologo e chirurgo francese Paul Pierre Broca, il quale intuì la correlazione tra un danno del cervello e questo disturbo. Da lì si sono aggiunte osservazioni successive in grado di individuare, nel 90% dei casi, il danno nell’emisfero sinistro del cervello, specializzato nelle funzioni del linguaggio e, nello specifico, nel lobo frontale e temporale che sono le principali aree specifiche per questa funzione.  

In base all’area cerebrale in cui è presente il danno è possibile capire di che tipo di afasia si tratta, che viene poi classificata da un esame definito Esame del Linguaggio. Si parla di Afasia di Broca o Espressiva quando principalmente è compromessa la capacità di produrre parole isolate e frasi, mentre la comprensione è più conservata. Si associa più frequentemente ad un danno nell’area frontale dell’emisfero sinistro. 

L’afasia di Wernicke o Recettiva è diagnosticata quando è principalmente compromessa la comprensione del linguaggio, il paziente non riesce a comprendere le parole e le frasi e la produzione di parole è caratterizzata dai cosiddetti ‘neologismi’, e si verifica quando il danno è nell’area temporale dell’emisfero sinistro. 

L’afasia Globale è la forma più grave dove viene compromessa la produzione della parola, l’elaborazione e la comprensione stessa. È causata da ampie lesioni dell’emisfero sinistro e delle strutture profonde sottostanti. 

Nelle afasie progressive il disturbo esordisce lentamente e che costituiscono la prima manifestazione della demenza: “il paziente inizia a non trovare più le parole giuste da inserire nelle conversazioni, diventa anomico, e si inseriscono nelle frasi delle parole passepartout con riferimenti scarsi e poco incisivi fino a perdere piano piano la capacità di comunicare”, spiega la professoressa Perin.  

L’afasia è una malattia curabile soltanto tramite la riabilitazione logopedica. Esistono delle tecniche di riabilitazione logopedica e diversi approcci che hanno lo scopo di migliorare la capacità della persona afasica di usare il linguaggio e ridurre il danno.  

Il trattamento riabilitativo può iniziare fin dalle prime settimane dopo l’evento traumatico. Dopo poche settimane è possibile fare una valutazione approfondita e tipizzare il disturbo afasico, successivamente si avvierà l’intervento riabilitativo volto a reimpostare la pronuncia e produzione delle parole, la comprensione e la ripetizione delle stesse.  

Nelle afasie progressive, la cura è più problematica, perché si presenta in soggetti con forme di demenze che nel tempo vanno peggiorano e dove non esiste un protocollo di cura. 

Il Gruppo San Donato evidenzia che un fattore determinante è la volontà e la determinazione del soggetto afasico e il supporto della famiglia. I sanitari, gli operatori della riabilitazione, i famigliari e gli amici dovranno avere un atteggiamento sereno e accogliente e di condivisione. 

(Adnkronos)