(Adnkronos) – Oltre 55mila donne in Italia convivono con un tumore al seno in fase avanzata, circa il 20% ha la forma Her2-positiva e di queste una parte presenta anche metastasi cerebrali. Per queste pazienti, con neoplasia non operabile o già resistenti ad altri trattamenti, dal congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo) in corso a Barcellona arrivano buone notizie. Secondo nuovi studi presentati all’evento e contemporaneamente pubblicati su ‘Nature Medicine’, trastuzumab deruxtecan – nuovo anticorpo farmaco-coniugato (Adc) specifico per il recettore Her2 – dimostra un tasso di sopravvivenza libera da progressione del 61,6% a 12 mesi.
I risultati dello studio di fase III/IV Destiny-Breast-12 hanno rilevato un’efficacia sostanziale e duratura del nuovo trattamento in 504 pazienti con carcinoma mammario metastatico Her2-positivo, compresi quelli con metastasi cerebrali. Nella coorte con metastasi cerebrali (263) il tasso di sopravvivenza libera da progressione a 12 mesi è stato del 61,6%. I 504 pazienti arruolati nello studio avevano manifestato progressione della malattia in linee terapeutiche precedenti.
“Trastuzumab deruxtecan appartiene a una nuova classe di farmaci in oncologia – spiega Giampaolo Bianchini, professore associato e responsabile del Gruppo mammella dell’Irccs Ospedale San Raffaele, Università Vita-Salute San Raffaele di Milano – E’ costituito da un anticorpo monoclonale, che riconosce un bersaglio terapeutico sulla cellula tumorale (la proteina Her2), e da un chemioterapico molto potente che è attaccato all’anticorpo tramite un legame (linker) che viene rotto dentro la cellula tumorale. In sintesi, l’anticorpo funge da cavallo di troia per portare in modo mirato la chemioterapia dentro la cellula. Questo approccio è anche definito chemioterapia ‘smart’. La presenza di metastasi encefaliche è sempre stata percepita sia dai medici che dai pazienti come una situazione di grande gravità e con limitate opzioni terapeutiche, generalmente limitate alla radioterapia, perché molti farmaci utilizzati comunemente non riescono a raggiungere le metastasi encefaliche o hanno un’efficacia estremamente limitata su queste”.
“Il risultato più importante dello studio Destiny-Breast12 – sottolinea Bianchini – è stato quello di dimostrare che, in donne con metastasi encefaliche da neoplasia Her2-positiva già trattate con radioterapia o non trattabili con terapie locali (né radioterapia né chirurgia), questo farmaco è in grado ridurre significativamente le dimensioni delle lesioni encefaliche in più di 2 pazienti su 3 (Orr a livello del sistema nervoso centrale 71,7%), alcune con una scomparsa completa della malattia visibile. Inoltre, a 12 mesi dall’inizio del trattamento, il 61,6% delle pazienti ne stava ancora beneficiando”.
“Le terapie mirate hanno cambiato la storia del carcinoma della mammella metastatico Her2-positivo e oggi molte donne hanno una lunga aspettativa di vita. Resta però un forte bisogno clinico di strumenti ancora più efficaci per la malattia metastatica già trattata con la terapia standard, in particolare in presenza di metastasi cerebrali – afferma Valentina Guarneri, direttore dell’Oncologia 2 dell’Istituto Oncologico Veneto – Irccs di Padova e professore ordinario di Oncologia medica all’Università di Padova – Nello studio Destiny-Breast12 sono state coinvolte 504 pazienti con malattia metastatica Her2-positiva precedentemente trattata, con o senza metastasi cerebrali. Circa 250 presentavano metastasi encefaliche. E’ un aspetto molto importante, perché spesso le pazienti con metastasi al cervello sono escluse dagli studi registrativi o sono arruolate in numeri molto bassi. Ma nella malattia Her2-positiva una percentuale significativa di pazienti, fino al 50%, può sviluppare metastasi cerebrali. Pertanto è cruciale disporre di studi prospettici disegnati per persone con queste caratteristiche, molto difficili da gestire”.
“Nello studio Destiny-Breast12 – evidenzia Guarneri – anche le pazienti con metastasi cerebrali, che storicamente presentano una prognosi sfavorevole, hanno raggiunto una sopravvivenza globale molto lunga. A 12 mesi quest’ultima è risultata superiore al 90% in entrambi i gruppi di pazienti, con e senza metastasi cerebrali. E’ un dato molto importante, se si considera che si tratta di donne che hanno già seguito una o 2 linee di trattamento per la malattia metastatica. La terapia sistemica con trastuzumab deruxtecan è quindi molto efficace nel controllo delle metastasi cerebrali. Si conferma, inoltre, il valore della ricerca del nostro Paese. I 7 centri italiani hanno arruolato complessivamente 87 pazienti sul totale di 504 nello studio”.
Il tumore al seno è il secondo tumore più comune e una delle principali cause di morte per cancro a livello mondiale. Nel 2022 sono stati diagnosticati più di 2 milioni di tumori al seno con più di 665.000 decessi globalmente. In Italia nel 2023 sono state stimate 55.900 nuove diagnosi di carcinoma mammario. Mentre i tassi di sopravvivenza sono alti nel caso di diagnosi precoce di tumore al seno, si prevede che solo circa il 30% delle pazienti con diagnosi di malattia metastatica o in progressione verso la malattia metastatica sia vivo a 5 anni dalla diagnosi.
Trastuzumab deruxtecan è un anticorpo monoclonale farmaco-coniugato (Adc) DXd specifico per il recettore Her2 formulato da Daiichi Sankyo e sviluppato e commercializzato congiuntamente da Daiichi Sankyo e AstraZeneca.